Viaggio tra luoghi comuni. Радован Караџић è stato preso (dopo il massacro di Srebrenica. A quel tempo... non intervenire significava essere pacifisti?)
Cara Mariella, non mi sono fatto attendere: ecco cosa penso della vicenda Karadžić. Provo sollievo, ma so che nessuno tornerà in vita. Con questo post, probabilmente, mi renderò impopolare. D'altronde è un vizio che mi porto dietro da sempre: dico quello che penso. E non sempre quello che penso incontra il favore dei più. Sarebbe comodo il contrario, ma non è così.
Già un paio di volte si è sfiorato su questo blog il tema dell'esercito europeo. Be', io mi sento pacifista. Anzi, Pacifista (P maiuscola). Sono per la pace e penso che i popoli debbano organizzarsi in ogni modo per costruire la pace e mantenerla. Potrei dire ancora un bel po' di parole vuote, banalità e luoghi comuni, ma mi fermo qui.
Perché così non è mai stato, ahimè: la guerra è sempre stato il più efficace sistema di regolazione dell'equilibri del potere. Facciamoci caso: lo studio della storia nelle scuole è praticamente lo studio delle guerre abbattutesi sul pianeta e delle loro conseguenze. La guerra non è mai cessata: la lotta per il potere (politico/economico) è sempre in essere. Con strumenti diversi, ma è sempre in essere.
Così come la violenza per le strade. Ovviamente... tutti siamo contro la violenza. Ma non per questo siamo necessariamente contro le forze dell'ordine. Non parlo, certo, della polizia della Diaz o di chissà quale altro delinquente in uniforme. Parlo del concetto, dell'ideal tipo. Delle forze dello "stato" (della res publica) che garantiscono l'ordine pubblico (e spesso rischiano la vita per farlo). Possiamo dichiarare quello che vogliamo, ma se ci stanno picchiando, derubando o molestando... vorremmo tutti essere tutelati: vorremmo tutti che un carabiniere voltasse l'angolo ed intervenisse in nostra difesa.
Immaginatevi: voi, soli, per strada. Poche luci, diversi anfratti. Poi dei rumori metallici, dei respiri. Due, tre, quattro malviventi. Armati... Pensateci... Mentre andate a prendere l'auto, o mentre raggiungete la metro, il bus. O mentre tornate a casa. Pensateci. Io sono contro la violenza. Voi pure, vero?
Be', i caschi blu dell'ONU sarebbero una specie di forze di polizia. Ma senza poteri e senza mezzi (chi andrebbe a contenere delle tifoserie imbestialite allo stadio, senza scudi e senza manganelli?). Quanto cazzo mi fa schifo scrivere queste cose. Però è così. E' così. Non vorremmo, ma accade. Accade che la gente ruba, molesta, picchia, violenta. Accade che lo stadio da tempio sportivo diventa tomba. Lo sapete che Pasolini durante il '68 difendeva la figura del poliziotto? Il figlio del proletario che si mette la divisa per vivere, sì: quello. Fa più figo dire dei poliziotti che sono tutti e solo "servi dei padroni". Ma di figo io ho solo le linee che si intrecciano nel palmo della mano sinistra (chissà che significano).
Io sono contro la violenza e sono contro la guerra. Io sono per la pace. E questo lo dico dal profondo del cuore. Ma non posso dire di essere d'accordo con la filosofia del "senza se e senza ma". Non ne sono capace. Non sono capace di pensare che sia giusta la posizione di chi in quegli anni odiosi di guerra fratricida in Jugoslavia era contro l'intervento militare internazionale. Non sono d'accordo. Non ero d'accordo. Erano giorni tristi. Di profonda angoscia. Ma l'ONU era inerme (infatti poi intervenne la NATO). Intervenne tardi perché prima bisognava saziare la fame di morti, per giustificare l'intervento militare. La morte era a poche centinaia di chilometri da noi. Da casa mia in Puglia. Magari eravamo a mare a tuffarci, mentre a pochi passi si consumava un genocidio (più di uno ad essere precisi). Furono anni odiosi.
Sia chiara una cosa, per evitare equivoci: la politica e la mediazione sono la strada maestra. Ogni proiettile sparato è la sconfitta dell'intelletto umano e la vittoria della sua brutalità, della sua bestialità. La politica agisce prima, non al momento della crisi. Le crisi vanno previste e neutralizzate. Per farlo serve la Pace. E serve cedere sovranità ad organismi internazionali. Ma una norma o una trattativa non bastano se una crisi esplode.
Ancora una volta ci troviamo di fronte allo scontro ideologico tra regola e azione, diritto e forza, legale e legittimo. Kelsen e Schmitt. Io il nodo non l'ho sciolto. Io so solo che accettare uno slogan (anche se nobile e coinvolgente) tout court per sentirsi con la coscienza a posto non basta. Non basta perché serve la politica. Consapevole, matura. Occorre pensare ed assumersi delle responsabilità. Il mondo non è o bianco o nero. Non basta una regola fissa: senza se e senza ma. Non basta a chi non vuole avere sulla coscienza altre Srebrenica. I crimini contro l'umanità di Milošević, Karadžić, Mladić & C. potevano essere fermati prima. Esattamente come sono stati fermati dopo.
Vorrei dire una cosa prima di chiudere questo post: i miei pensieri, scritti a quest'ora, potrebbero sembrare assordanti, non allineati a quanto ci si aspetta. Be'... può darsi. Il mio obiettivo era di provocare. Per farlo non ho scritto cose che non penso, certo. Ma rimangono cose da contestualizzare. Se mai ce ne fosse bisogno, lo ripeto: la guerra, l'uomo, deve essere in grado di disinnescarla. Prima. Con l'impegno e la politica. Ma quando la violenza brutale da malattia latente, diventa esercizio sistematico, qualunque essere umano sul pianeta è chiamato a farsene carico come se le violenze fossero perpetrate ai suoi danni o ai danni dei suoi famigliari.
Buonanotte.