Onestà intellettuale significa essere profondamente sinceri soprattutto con se stessi. La politica è intrisa di falsità e disonestà intellettuale. Anche tra i giovani. A volte si interpreta il politico intellettualmente disonesto anche quando non si vuole. La retorica di partito te lo impone. Mantenere autonomia di pensiero è difficile. Davvero. E' ancora più difficile coniugare autonomia di pensiero, consapevolezza e lealtà al partito (che non è assolutamente un disvalore, ma una virtù).
Ieri si è tenuta a Roma l'assemblea nazionale dei Giovani Democratici. Ho visto le loro facce. Le conosco. Belle facce. Sincere, pulite, entusiaste. Erano come quelle che ho visto io per tanti anni. Ma di loro... chi riuscirà a continuare in maniera pulita, senza leccare il culo a nessuno? E chi, soprattutto, riuscirà a dare un verso diverso alla politica nazionale, o almeno interno al PD? Finora mi è parso di capire che l'accettazione - a volte fanatica - della linea dei "capi" nazionali, dei big, dei leader "democratici" fosse la conditio sine qua non per far carriera ed avere "premi" alla fedeltà.
Tutto questo mi avvilisce. Questa è una politica escludente: che esclude i sogni, che esclude la passione, quando questi vogliono davvero modificare l'esistente e deviare la traiettoria. L'inerzia, in questo mondo, è la forza più grande che ci sia. E l'attrito non fa che arrestare le forze minori del cambiamento.
La domanda è: continuare a nutrire speranza per il futuro è sano o piuttosto è preferibile elaborare una forma di rassegnazione "matura", che rinuncia alla speranza e costruisce solo il presente? E' da tanto che non leggo commenti sul mio blog (molto meno curato di prima), ma non vi nascondo che mi piacerebbe potermi confrontare su questo tema.
Buone feste :)
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