giovedì, luglio 03, 2008

STAGE: l'angolo giusto

è di 90°




Sì, sì... ridiamoci su. Ché è meglio. Questo video gira sul web già da qualche mese. Io lo vidi a dicembre ed ero stagista. Mi fece ridere un mondo. Anche agli altri a lavoro (per inciso... mi ritengo un fortunato: il mio stage è stato davvero formativo e gli altri in ufficio mi volevano bene. Venivo trattato da persona umana e questo... non accade sempre quando sei uno "steggista". Il rapporto con i "top managers"... è un'altra cosa. Ma questa è un'altra storia).

Ho avuto diversi momenti di difficoltà, da stagista. Ma il punto più basso lo toccai quando in una riunione di "vertice" (a cui ebbi la fortuna di partecipare) qualcuno disse (alla mia presenza): "ma se avete bisogno di UNA stagista... non c'è problema: ve la procuriamo". E lì tutti a ridere e a fare battute sulla figura delLA stagista. Io, attonito, tacevo e accennavo un sorriso che sembrava una paresi. Sì, ho capito: lo stage serve. A me è servito (lo ripeto).

Ma non sono sicuro che dappertutto sia così. A molti miei amici non è andata così bene. Quando mi è capitato di "fare le fotocopie" (poche volte, ma ci sono state) mi sono girate le palle. Tanto. A volte rimanevo solo in ufficio con lo staff delle pulizie (questo molto più spesso). Uno non studia una vita per fare le fotocopie a qualcuno. Come? Qualcuno le deve pur fare? Sì. Allora pagalo: paga una persona, che non s'è fatto il culo sui libri, per fare questo lavoro. La verità è che l'Italia è il Paese dei furbi e lo stagista conviene.

Non sono in grado di fare statistiche e non voglio fare discorsi assolutistici, ma penso che la stragrande maggioranza delle aziende approfitti dei giovani stagisti per avere lavoratori qualificati a basso costo. A volte per un anno con 250 o 300€ al mese. A volte anche gratis. E non parliamo di tutti i "praticanti" presso gli studi professionali (dovrebbero fare mezza giornata e invece stanno sempre sulle scartoffie o in giro a fare i postini). Dove sta la formazione che si dovrebbe fornire, come oggetto stesso del sinallagma del rapporto di lavoro? La teoria è: lavoro (soft) in cambio di formazione e qualche soldino. La realtà è: lavori, spesso umilianti e monotoni (nonostante li vogliano qualificati), in cambio di umiliazioni e sacrifici.

Ma questo è il mondo della modernità e finché le aziende vorranno applicare "il loro diritto" a sfruttare ogni leva contro la forza lavoro per "creare valore" (nelle business school - ma anche nelle università - fare soldi si dice "creare valore") non potremo farci niente. E allora, cari giovani, a 90°. Con una speranza: Adda passà a nuttate.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

...o anche "damme tempu ca ti perciu"!!!!! :)

Anonimo ha detto...

se si fanno le fotocopie...non si da valore aggiunto, se si lavora normalmente, allora si si sfrutta lo stagista.
per certe professioni si è sempre dovuto fare la gavetta, credo siano pochi i fortunati (e raccomandati...)che ne sfuggono.
purtroppo il problema reale è l'abuso che, di queste forme di contratto ne fanno le aziende private, tenendo appesi senza tutela e ricattabili i malcapitati.
di stagisti passati a miglior vita (lavorativa si intende..) ce ne sono parecchi..lo stage alla fine è un investimento e formazione per l'azienda

Anonimo ha detto...

gli stage come i master sono una grandissima presa per il culo! anzi: già la laurea non serve a una minchia!

io sono laureato e ho colleghi solo diplomati che mi sono superiori - per gerarchia e retribuzione. mentre io studiavo all'università, loro entravano nel mondo del lavoro e oggi hanno un'anzianità e una esperienza sul campo che gli permette (anche giustamente) di superare tutti i laureati come me.

a questo punto mi chiedo: a cosa è servito laurearmi? per cultura personale, mi è stato risposto una volta da un mio capetto di merda (forse, a sua volta, solo diplomato). e io avrei dovuto pagar fior di quattrini in tasse universitarie e buttar via la mia giovinezza solo per "cultura personale"?

concetti come gavetta (passata a fare fotocopie) mi danno solo di nonnismo e guerre tra i poveri. poi arriva il solito e giovane raccomandato che senza esperienza alcuna (e magari anche senza titoli) fa il carrierone, solo perché è un (grandissimo) figlio di...

Corrado Minervini ha detto...

Caro Anonimo (l'ultimo dei due)... Quello che dici è vero. In parte. Ovviamente esprimo solo una mia opinione. Penso che il mercato del lavoro sia congelato (direi... agghiacciante) e la spintarella o il crumirismo siano i modi più efficaci per fare strada.
Al tempo stesso, però, sono convinto che in questo mondo le uniche armi che possono essere più forti del sistema sono competenza e creatività. A questo deve aggiungersi determinazione. Il master che ho fatto io mi ha aiutato a strutturare un metodo per ragionare sulle cose. Le nozioni sono stronzate, il modus cogitandi no. E l'Università, se fatta bene (ma qui potremmo parlare per ore) ti aiuta a farlo. Ovviamente conosco non laureati brillantissimi e capacissimi. Ma anche loro, in qualche modo, hanno investito in formazione.

Anonimo ha detto...

il titolo di studio è importante per l'approccio mentale, gestionale, profondità visione globale delle cose, argomenti, lavori ecc che ti da, incluso il lavoro. Se a questo aggiungi l'esperienza (la famosa gavetta...) vedrai che il titolo di studio aiuta..eccome.
questo non toglie che persone con titoli di studio inferiori non siano capaci ma a lungo andare avranno un limite a mio modo di vedere. questo nella linearità della carriera, discorso a parte chi ha "lo zio prete"...
io, ho imparato a guardare me stesso, ciò che valgo e sono, gli altri mi circondano ma non me ne curo più di tanto...
in ultimo, ritengo che sia un pò troppo pretenzioso il solo fatto di essere laureati x fare subito carriera....io seppur laureato sto partendo dal basso cercando sempre di far bene
anonimo 1

Corrado Minervini ha detto...

Concordo. Concordo. Infatti... laurea, master, ecc... sono precario e sto facendo gavetta.

Come? La pensione? Cos'è?

Anonimo ha detto...

Una cosa è la pensione, dovuta ai contributi (ergo....lavoro) una cosa la gavetta

P.S. temo che noi la pensione ce la scorderemo....

anonimo1

Anonimo ha detto...

anonimo 1, mi pare di capire che tu sia entrato da poco nel mondo del lavoro, quindi... "assolvo" il tuo modo di ragionare.

quando dopo 10 anni ti troverai ad avere un approccio mentale, gestionale, etc. perfetto ma una retribuzione ancora misera e, finalmente, ti guarderai intorno e vedrai come altri senza un buon approccio mentale guadagnano più di te e ti sono gerarchicamente superiori... beh, allora vedrai come ti gireranno gli ammennicoli e ti ricorderai di anonimo 2 (che sarei io), condividendone totalmente il pensiero.

ps: ovviamente spero che la tua vita lavorativa vada nel migliore dei modi.

Anonimo ha detto...

Anche io lavoro da 10 anni circa, ho lavorato a tempo determinato e nel periodo dell'università ho lavorato come co.co.co, sono in un inquadramento inferiore al mio titolo di studio, caricato comunque di responsabilità e riferimento per il mio capo...
purtroppo io sono convinto che se sai fare e ti sai muovere e ti dai da fare(bisogna comunque anche sapersi "vendere" e non voglio dire "fare la zoccola" come indicato nel post precedente), i risultati arrivano, l'occasione arriva, prima o poi.
Anche io non sono contento, so ciò che valgo ed il valore aggiunto che fornisco in rapporto stipendio/qualità/categoria di appartenenza ma sono anche convinto che saprò farmi valere.
Io sono per il non piangermi addosso e muovermi sempre, lavorare non per fare carriera ma perchè so lavorare e bene senza aspettative, senza il "dover lavorare bene per dimostrare qualcosa".
Certo a tutto questo come in tutto nella vita ci vuole CULO :)
Anonimo1