Il governo continua nel suo duplice progetto. Be'... il progetto è uno solo: squilibrare ulteriormente i rapporti di forza tra ceti sociali e produttivi. La realizzazione di questo progetto presuppone, ovviamente, il garantire la propria incolumità (giuridica) ed il proprio benessere.
Ma, come nella più volgare interpretazione di Macchiavelli, il fine giustifica i mezzi, quindi il Governo è deciso a passare sopra qualsiasi ostacolo. Come uno schiacciasassi. La strada più facile per raggiungere l'obiettivo è estirpare gli ostacoli ed i potenziali ostacoli. Anche se questi ostacoli si chiamano istituzioni, regole, diritti.
Per questo il disegno diabolico di Berlusconi è duplice: da un lato c'è il fine (il darwinismo sociale, con le dovute precauzioni di classe), dall'altro c'è il mezzo (la destrutturazione degli impicci: forze sociali da un lato e regole dall'altro). La domanda è... ma se il Governo riesce a schiacciare (come sta accadendo) il potere legislativo e quello giudiziario... cosa succede? Succede che vengono meno i presupposti di uno stato democratico e liberale.
Guardate, qui non si tratta di politiche e visioni economiche differenti. Io ho le mie, certo. In materia di economia, politica interna, politica estera. Ma anche in tema di mercato del lavoro. Diritti, libertà, opportunità, etica, ecc...
Ma qui non stiamo parlando di questo. Noi stiamo assistendo alla demolizione dello stato. Vorrei chiedere a tutti quei giovani di destra che studiano legge... ma non provate un po' di imbarazzo per quello che sta accadendo? Mai si è stati spudorati come in queste settimane. In Italia non abbiamo una squadra di governo. Fatte poche eccezioni abbiamo un team di fedeli. Alfano tiene la bandiera. E' un governo fai da te. Fa da sè. Berlusconi ordina e l'apparato esegue.
Il Paese è in ginocchio e questi pensano a sistemarsi i processi, le intercettazioni, i rompimenti di balle. Ovviamente il messaggio è arrivato chiaro a tutti i livelli del centrodestra e piccoli Berlusconi fai da te nascono in ogni dove (come nella mia città).
Tutto questo è comico, quindi ho deciso di non incazzarmi più. Ho capito che parole incazzate servono solo a fare sangue amaro. Tanto vale... fare finta di niente. E riderci sopra.
Ma, come nella più volgare interpretazione di Macchiavelli, il fine giustifica i mezzi, quindi il Governo è deciso a passare sopra qualsiasi ostacolo. Come uno schiacciasassi. La strada più facile per raggiungere l'obiettivo è estirpare gli ostacoli ed i potenziali ostacoli. Anche se questi ostacoli si chiamano istituzioni, regole, diritti.
Per questo il disegno diabolico di Berlusconi è duplice: da un lato c'è il fine (il darwinismo sociale, con le dovute precauzioni di classe), dall'altro c'è il mezzo (la destrutturazione degli impicci: forze sociali da un lato e regole dall'altro). La domanda è... ma se il Governo riesce a schiacciare (come sta accadendo) il potere legislativo e quello giudiziario... cosa succede? Succede che vengono meno i presupposti di uno stato democratico e liberale.
Guardate, qui non si tratta di politiche e visioni economiche differenti. Io ho le mie, certo. In materia di economia, politica interna, politica estera. Ma anche in tema di mercato del lavoro. Diritti, libertà, opportunità, etica, ecc...
Ma qui non stiamo parlando di questo. Noi stiamo assistendo alla demolizione dello stato. Vorrei chiedere a tutti quei giovani di destra che studiano legge... ma non provate un po' di imbarazzo per quello che sta accadendo? Mai si è stati spudorati come in queste settimane. In Italia non abbiamo una squadra di governo. Fatte poche eccezioni abbiamo un team di fedeli. Alfano tiene la bandiera. E' un governo fai da te. Fa da sè. Berlusconi ordina e l'apparato esegue.
Il Paese è in ginocchio e questi pensano a sistemarsi i processi, le intercettazioni, i rompimenti di balle. Ovviamente il messaggio è arrivato chiaro a tutti i livelli del centrodestra e piccoli Berlusconi fai da te nascono in ogni dove (come nella mia città).
Tutto questo è comico, quindi ho deciso di non incazzarmi più. Ho capito che parole incazzate servono solo a fare sangue amaro. Tanto vale... fare finta di niente. E riderci sopra.
Oh... ovviamente io me lo posso permettere. Voi ve lo potete permettere. Ma PD e IdV/girotondi/vaffaboys/ecc... no. Loro non possono. Cazzarola...
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Integrazione mattutina
Voglio precisare una cosa. Su piazza Navona. Penso che il PD abbia sbagliato atteggiamento non perché non abbia partecipato alla manifestazione. Piuttosto rimango perplesso per il fatto che il PD non presidi degli spazi politici enormi, che, ovviamente, vengono occupati da altri. Ascolto con interesse e divertimento gli interventi della satira e degli strilloni populisti. Non li condanno. Ma so bene che la politica è un'altra cosa. Il punto - come per la festa de l'Unità (o dell'Unità) di Roma - è che la domanda politica è VERA. L'offerta è un surrogato. Di questo passo, nonostante il linguaggio "pulito" del PD, ci si rende complici dell'imbarbarimento della società civile. Questa responsabilità, a mio modo di vedere, è ben più grande dell'assenza da piazza Navona.
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Integrazione mattutina
Voglio precisare una cosa. Su piazza Navona. Penso che il PD abbia sbagliato atteggiamento non perché non abbia partecipato alla manifestazione. Piuttosto rimango perplesso per il fatto che il PD non presidi degli spazi politici enormi, che, ovviamente, vengono occupati da altri. Ascolto con interesse e divertimento gli interventi della satira e degli strilloni populisti. Non li condanno. Ma so bene che la politica è un'altra cosa. Il punto - come per la festa de l'Unità (o dell'Unità) di Roma - è che la domanda politica è VERA. L'offerta è un surrogato. Di questo passo, nonostante il linguaggio "pulito" del PD, ci si rende complici dell'imbarbarimento della società civile. Questa responsabilità, a mio modo di vedere, è ben più grande dell'assenza da piazza Navona.
3 commenti:
a proposito del mio post che metteva in guardia dal 4° potere....
Anonimo1
LETTERA ALL' UNITA' DI MARCO TRAVAGLIO
Marco Travaglio: Piazza Navona e le cose che non si possono dire
Pubblichiamo la lettera aperta di Marco Travaglio al direttore de l'Unità, 10 luglio 2008.
Caro direttore,
quando tutta la stampa (Unità compresa), tutte le tv e persino alcuni protagonisti dicono la stessa cosa, e cioè che l’altroieri in Piazza Navona due comici (Beppe Grillo e Sabina Guzzanti) e un giornalista (il sottoscritto) avrebbero “insultato” e addirittura “vilipeso” il capo dello Stato italiano e quello vaticano, la prima reazione è inevitabile: mi sono perso qualcosa? Mi sono distratto e non ho sentito alcune cose - le più gravi - dette da Beppe, da Sabina e da me stesso? Poi ho controllato direttamente sui video, tutti disponibili su you tube e sui siti di vari giornali, e sono spiacente di comunicarti che nulla di ciò che è stato scritto e detto da tv e giornali (Unità compresa) è realmente accaduto: nessuno ha insultato né vilipeso Giorgio Napolitano né Benedetto XVI. Nessuno ha “rovinato una bella piazza”. E’ stata, come tu hai potuto constatare de visu, una manifestazione di grande successo, sia per la folla, sia per la qualità degli interventi (escluso ovviamente il mio).
Per la prima volta si sono fuse in una cinque piazze che finora si erano soltanto sfiorate: quella di Di Pietro, quella di molti elettori del Pd, quella della sinistra cosiddetta radicale, quella dei girotondi e quella dei grillini, non sempre sovrapponibili. E un minimo di rigetto era da mettere in conto. Ma è stata una bella piazza plurale, sia sotto che sopra il palco: idee, linguaggi, culture, sensibilità, mestieri diversi, uniti da un solo obiettivo. Cacciare il Caimano. Le prese di distanza e i distinguo interni, per non parlare delle polemiche esterne, sono un prodotto autoreferenziale del Palazzo (chi fa politica deve tener conto degli alleati, delle opportunità, degli elettori, di cui per fortuna gli artisti e i giornalisti, essendo “impolitici”, possono tranquillamente infischiarsi). La gente invece ha applaudito Grillo e Sabina come Colombo (anche quando ha chiesto consensi per Napolitano), Di Pietro, Flores e gli altri oratori, ma anche i politici delle più varie provenienze venuti a manifestare silenziosamente. Applausi contraddittorii, visto che gli applauditi dicevano cose diverse? Non credo proprio. Era chiaro a tutti che il bersaglio era il regime berlusconiano con le sue leggi canaglia, compresi ovviamente quanti non gli si oppongono.
Come mai allora questa percezione non è emersa, nemmeno nei commenti delle persone più vicine, come per esempio te e Furio? Io temo che viviamo tutti nel Truman Show inaugurato 15 anni fa da Al Tappone, che ci ha imposto paletti (anche mentali) sempre più assurdi e ci ha costretti, senza nemmeno rendercene conto, a rinunciare ogni giorno a un pezzettino della nostra libertà. Per cui oggi troviamo eccessivo, o addirittura intollerabile, ciò che qualche anno fa era normale e lo è tuttora nel resto del mondo libero (dove tra l’altro, a parte lo Zimbabwe, non c’è nulla di simile al governo Al Tappone). In Italia l’elenco delle cose che non si possono dire si allunga di giorno in giorno. Negli Stati Uniti, qualche anno fa, uscì senz’alcuno scandalo un libro di Michael Moore dal titolo “Stupid White Man” (pubblicato in Italia da Mondadori…), tutto dedicato alle non eccelse qualità intellettive del presidente Bush. Da dieci anni l’ex presidente Clinton non riesce a uscire da quella che è stata chiamata la “sala orale”. In Francia, la tv pubblica ha trasmesso un programma satirico in cui un attore, parodiando il film “Pulp Fiction” in “Peuple fiction”, irrompe nello studio del presidente Chirac, lo processa sommariamente per le sue innumerevoli menzogne, e poi lo fredda col mitra. A nessuno è mai venuto in mente di parlare di “antibushismo”, di “anticlintonismo”, di “antichirachismo”, di “insulti alla Casa Bianca” o di “vilipendio all’Eliseo”. Tanto più alta è la poltrona su cui siede il politico, tanto più ampio è il diritto di critica e di satira e anche di attacco personale.
Quelli che son risuonati l’altroieri in piazza Navona non erano “insulti”. Erano critiche. Grillo, insolitamente moderato e perfino affettuoso, ha detto che “a Napolitano gli voglio bene, ma sonnecchia come Morfeo e firma tutto”, compreso il via libera al lodo Alfano che crea una “banda dei quattro” con licenza di delinquere. Ha sostenuto che Pertini, Scalfaro e Ciampi non l’avrebbero mai firmato (sui primi due ha ragione: non su Ciampi, che firmò il lodo Schifani). E ha ricordato che l’altro giorno, mentre Napoli boccheggia sotto la monnezza, il presidente era a Capri a festeggiare il compleanno con la signora Mastella, reduce dagli arresti domiciliari, e Bassolino, rinviato a giudizio per truffa alla regione che egli stesso presiede. Tutti dati di fatto che possono essere variamente commentati: non insulti o vilipendi.
Io, in tre parole tre, ho descritto la vergognosa legge Berlusconi che istituisce un’ ”aggravante razziale” e dunque incostituzionale, punendo - per lo stesso reato - gli immigrati irregolari più severamente degli italiani, e mi sono rammaricato del fatto che il Quirinale l’abbia firmata promulgando il decreto sicurezza. Nessun insulto: critica. Veltroni sostiene che io avrei “insultato” anche lui, e che “non è la prima volta”. Lo invito a rivedersi il mio intervento: nessun insulto, un paio di citazioni appena: per il resto la cronistoria puntuale dell’ennesima resurrezione di Al Tappone dalle sue ceneri grazie a chi - come dice Furio Colombo - “confonde il dialogo con i suoi monologhi”. Sono altri dati di fatto, che possono esser variamente valutati, ma non è né insulto né vilipendio. O forse il Colle ha respinto al mittente qualche legge incostituzionale, e non me ne sono accorto? Sono o non sono libero di pensare e di dire che preferivo Scalfaro e i suoi no al Cavaliere? Oppure la libertà di parola, conquistata al prezzo del sangue dai nostri padri, s’è ridotta a libertà di applauso? Forse qualcuno dimentica che quella c’è anche nelle dittature. E’ la libertà di critica che contraddistingue le democrazie. Se poi a esercitarla su temi quali la laicità, gli infortuni sul lavoro, l’ambiente, la malafinanza, la malapolitica, il precariato, la legalità, la libertà d’informazione sono più i comici che i politici, questa non è certo colpa dei comici.
Poi c’è Sabina. Che ha fatto, di tanto grave, Sabina? Ha usato fino in fondo il privilegio della satira, che le consente di chiamare le cose con il loro nome senza le tartuferie e le ipocrisie del politically correct, del politichese e del giornalese: ha tradotto in italiano, con le parole più appropriate, quel che emerge da decine di cronache di giornale sulle presunte telefonate di una signorina dedita ad antichissime attività con l’attuale premier, che poi l’ha promossa ministra. Enrico Fierro ha raccolto l’altro giorno, sull’Unità, i pissi-pissi-bao-bao con cui i giornali di ogni orientamento, da Repubblica al Corriere, dal Riformatorio financo al Giornale, han raccontato quelle presunte chiamate (con la “m”). Ci voleva un quotidiano argentino, il “Clarin”, per usare il termine che comunemente descrive queste cose in Italia: “pompini”, naturalmente di Stato.
Quello di Sabina è stato un capolavoro di invettiva satirica, urticante e spiazzante come dev’essere un’invettiva satirica, senza mediazioni artistiche né perifrasi. Gli ignorantelli di ritorno che gridano “vergogna” non possono sapere che già nell’antica Atene, Aristofane era solito far interrompere le sue commedie con una “paràbasi”, cioè con un’invettiva del corifeo che avanzava verso il pubblico e parlava a nome del commediografo, dicendo la sua sui problemi della città. Anche questa è satira (a meno che qualcuno non la confonda ancora con le barzellette). Si dirà: ma Sabina ha pure mandato il papa all’inferno. Posso garantire che, diversamente da me, lei all’inferno non crede. Quella era un’incursione artistica in un genere letterario inaugurato, se non ricordo male, da Dante Alighieri. Il quale spedì anticipatamente all’inferno il pontefice di allora, Bonifacio VIII, che non gli piaceva più o meno per le stesse ragioni per cui questo papa non piace a lei e a molti: le continue intromissioni del Vaticano nella politica. Anche Dante era girotondino?
Il fatto è che un vasto e variopinto fronte politico-giornalistico aveva preparato i commenti alla manifestazione ancor prima che iniziasse: demonizzatori, giustizialisti, estremisti, forcaioli, nemici delle istituzioni, e ovviamente alleati occulti del Cavaliere. Qualunque cosa fosse accaduta, avrebbero scritto quel che hanno scritto. Lo sapevamo, e abbiamo deciso di non cedere al ricatto, parlando liberamente a chi era venuto per ascoltarci, non per usarci come pedine dei soliti giochetti. Poi, per fortuna, a ristabilire la verità sono arrivati i commenti schiumanti di Al Tappone e di tutto il centrodestra: tutti inferociti perchè la manifestazione spazza via le tentazioni di un’opposizione più morbida o addirittura di un inciucio sul lodo Alfano (ancora martedì sera, a Primo Piano, due direttori della sinistra “che vince”, Polito e Sansonetti, proclamavano in stereo: “Chi se ne frega del lodo Alfano”). La prova migliore del fatto che la manifestazione contro il Caimano e le sue leggi-canaglia è perfettamente riuscita
Quella del PD è l'opposizione del "ma anche".
"Siamo contro" ma anche "condividiamo alcuni punti". E quando i punti condivisi sono scelte politiche liberistico-affaristiche, ecco che il popolo "proletario" non si riconosce più nella forza politica del PD e sofica in spazi nei quali è facile la deriva populistica.
Grillo - Guzzanti sono attori e fanno il loro show. Grillo nei suoi spettacoli ripete sempre che è "un comico", dimostrando di prendersi molto meno sul serio di quanto non lo facciano altri. Sicuramente è un opinionista statirico, certamente non è un politico. Ma dare addosso a Grillo significa forse trovare un nuovo nemico comune attorno al quale ricostituire l'eterogenea opposizione di stampo margheritico/mastelliano/veltroniano che ormai fatica anche a demonizzare il Silvio di turno, tanto è addentro nei salotti buoni del sistema Italia.
Francamente capisco l'irritazione per il vigore della satira e per le iniziative di Grillo C. (ivi compreso il giornalismo di Travaglio). Posso capirlo bene. Quello che non capisco è:
a) questo vero e proprio antitravaglismo del PD (veltroni nomina Travaglio come nemico dei democratici. Tra l'irritazione e la delineazione di un nemico... ce ne vuole);
b) il cambiamento repentino di rotta di Repubblica nei commenti alle iniziative girotondine;
c) il pensiero di Curzio Maltese di oggi su Repubblica (o meglio, ne capisco e condivido una buona parte. Ma il resto, a partire dal linguaggio, proprio non lo capisco);
d) la demonizzazione della piazza, senza offrire risposte politiche vere.
Non capisco proprio. Neanche un po'.
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