martedì, ottobre 07, 2008

Sfruttati a nero

ma gli illegali sono loro

Questo week-end sono stato a Caserta. Io e la mia ragazza ci incontriamo di tanto in tanto a Caserta, perché è a metà strada tra Molfetta e Roma. Sabato e domenica Caserta era immersa in un mare nero. Un mare di persone di colore che ha inondato le strade del capoluogo campano. Polizia, carabinieri, vigili urbani. E lavoratori. Tanti lavoratori. E' da domenica sera che volevo scrivere questo post, ma la sera arrivo a casa praticamente come uno zombie (con le faccende di casa da finire, visto che non le ho fatte nel fine settimana). Oggi mi sono imposto di scrivere. Perché domenica è stato davvero bello. Elenco, senza troppe riflessioni, le impressioni che ci siamo scambiati io e Lory nello stare nel bel mezzo dell'iniziativa.

- Erano praticamente tutti di colore. Noi e pochi altri eravamo bianchi (diciamo un 1%, escludendo le forze dell'ordine). Questo vuol dire che tutt'al più il casertano tollera, ma non integra. Ci sentivamo strani. Eravamo "diversi". Ci siamo guardati negli occhi ed abbiamo capito come si possa sentire una persona di colore in mezzo a tante persone bianche. Eravamo diversi. E, nonostante i nostri studi, le nostre famiglie, le nostre storie ed il nostro orgoglio sentivamo di non avere le stesse cose che avevano tutti gli altri. Loro erano la massa, il gruppo, la normalità. Noi no.

- Molti di loro sorridevano. Erano felici. Si sentivano a casa. Nessuno di loro parlava italiano. Parlavano tra loro nella loro lingua. La presentazione del concerto è stata in inglese. Io e Lory abbiamo capito poco di quello che hanno detto dal palco. Molti di loro avevano capito tutto.

- Ho visto quattro coppie di ragazzi (uomini) di colore mano nella mano. Erano sereni. Potevano essere loro stessi. Gay e di colore, ma nessuno li giudicava: non dovevano nascondersi.

- Alcuni di loro erano vestiti in modo bizzarro. Nel senso che avevano abiti pseudo-occidentali, con improbabili abbinamenti tra giacche e pantaloni occidentali, come se volessero scimmiottare necessariamente gli italiani (perdendo un proprio stile). Altri erano vestiti in stile hip hop. Altri con abiti tradizionali della propria terra. Tutti sembravano essersi messi i vestiti della festa. Per loro era la festa.

- Io e Lory abbiamo discusso molto (quasi litigato) sul fatto che gli uomini e le donne di colore sono di un'eleganza impressionante. Per lei sono eleganti solo gli uomini. Per me anche (e non solo) le donne. Comunque tutti sembrano che passino una vita in palestra, ma in realtà sono solo nati così: eleganti e muscolosi :)

- Molti di loro avevano facce di lavoratori. Sono pesone che hanno DIRITTO ai DIRITTI. Gente che lavora tutto il giorno per sopravvivere e per far sopravvivere la propria famiglia di appartenenza. Tra loro ci sarà stato senza dubbio qualche balordo e farabutto, ma... pensate che se mettessimo insieme un gruppo di italiani di pari dimensione numerica, troveremmo meno balordi? Io no.

Peccato che sul tema dell'immigrazione non ho mai avuto il piacere di leggere un commento su questo blog.

3 commenti:

French ha detto...

Il colore, l'allineamento sessuale, la nazionalita', financo il codice genetico non creano differenze tra gli uomini... tutti sono uguali. E hanno diritti da salvaguardare, cosi' come hanno doveri cui far fronte. In Italia saranno 20 anni che se ne discute ancora, ma veramente non ci vedo niente di piu' elementare. Se tutti siamo convinti che chi rompe paga e che chi aggiusta viene pagato... il problema dov'e'? Saluti dall' avanzatissimamente retrograda Scozia :)

Corrado Minervini ha detto...

Non ci posso credere: French! :D
Sono d'accordo con te: chi rompe paghi. Assolutamente.
Ovviamente, però, mettiamo le persone in condizione di non rompere niente. Evitiamo di creare ghetti e nicchie di sfruttamento. Lavoriamo per integrare. Dopo, se uno rompe, lo si punisca con fermezza. Anche con il rimpatrio, se recidivo. Ma prima, però, ricordiamoci della parola accoglienza.
PS: Oggi sul pulmann una donna romana ha chiesto ad una donna di colore se poteva sistemarsi vicino a lei (stringendola un po'). La donna di colore ha risposto dolcemente che non c'era problema se a lei non creava problemi (alludendo alla sua condizione di extracomunitaria). La donna romana le ha accarezzato il volto, sorridendo e dicendo... "ma scherzi?" :)

French ha detto...

Tengo d'occhio questo blog da tempo ormai ;)

Io non so che dire... sara' una questione di latitudine? Qui ci saranno anche problemi, ma problemi VERI, dalla gente che si accoltella alla gente che cerca ancora l'indipendenza dopo 3 secoli di Hannover e Windsor, cose... oso dire alte.
E' possibile che da "noi"(leggi Italia) si stia ancora a discutere del colore, del paese di provenienza, dell'accento?
Ma insomma! Certo chi "immigra" qui non trova il piatto servito... ho dovuto fare il pavimentista, l'apicoltore, il lavapiatti... ma c'e' spazio, e soprattutto nessuno ha mai messo in discussione l'essere PERSONA.
Leggo trepido le tue parole, e concordo: se metti un animale in cattivita' non solo non puoi evitare che schiumi di rabbia dalla bocca prima o poi, ma (a)moralmente il suo esplodere non mi permetterei neanche di chiamarlo "rompere". Chi ha rotto, e non specifico cosa, sono gli ultimi baroni in un'epoca che non risparmia tempo, non risparmia e basta.
Io ho un brutto sfregio in faccia ormai, ma c'e' ancora un'altra guancia se mai necessario!
Accogliamo, per quanto possiamo; ovviamente spacciarci per l'Eldorado sarebbe un'offesa verso noi stessi innanzitutto, ma una persona che lavora dev'essere pagata adeguatamente perche' sul nostro suolo, non meno perche' proveniente da un altro; non piu' di noi, ne' meno. Apriamo gli occhi sul tesoro che gli stranieri rappresentano, diamine! Mi sembrano loro gli ultimi patrioti, gli unici a voler stare in Italia! E noi li discriminiamo? E poi ci chiamiamo paese turistico? E poi costruiamo un porto per comunicare nel Mediterraneo? Sono LORO gli unici a poterci dare ricchezza, noi bassoadriatici, sono loro al di la' delle acque che vogliamo solcare e non solchiamo. Siamo condannati all'oblio, se non sappiamo valorizzare cio' di cui abbondiamo e calpestiamo.
E io sono mazzinianamente condannato a questo mio esilio.

Alla prossima occasione di intervento, Francesco