martedì, luglio 29, 2008

Storie di CLANDESTINI

quando la vita vale poco



Da dove venite? Perché venite?

Quando i cugini di mio padre sono partiti per New York avevano una valigia di cartone (vera). Voi nemmeno quella. In USA i cugini di mio padre hanno fatto fortuna. Sono benestanti. Loro e i loro figli (i quali a loro volta hanno avuto dei figli, che di italiano hanno solo il cognome). Sono benestanti e rispettabili. Ma sono partiti con le valigie di cartone. Negli anni '60. Loro erano italiani. Non erano africani, albanesi, rumeni. Di italiani ce ne sono in tutto il mondo. Rispetto ad africani, albanesi e rumeni, i cugini di mio padre erano solo meno poveri.

Perché, clandestino, abbandoni la tua terra e affronti il mare, ostile, per venire qui in Italia, da dove fino a mezzo secolo fa la gente partiva per sopravvivere? Perché rischi di buttare in mare i tuoi figli, morti. Perché rischi di naufragare? Perché lasci la tua terra, per venire dove nessuno ti vuole (a parte chi ti deve sfruttare a nero per i lavori più umili e pesanti)? Perché sei nato meno uomo di altri uomini? E tu, donna, perché meno donna di altre donne?

Buonanotte.


lunedì, luglio 28, 2008

Vedere LONTANO

è così impopolare...

Sì, sì: cose dette e ridette, cantilene, filastrocche. Solo che queste parole sono state pronunciate - e immortalate - più di trent'anni fa.



Comunque non c'è da preoccuparsi: di sopravvivere si sopravvive...

Buonanotte.


PS: In fondo alla pagina potrete firmare la petizione per promuovere il figlio di Bossi. Mi sembra un'iniziativa meritevole di attenzione. Promuoviamola con impegno.

domenica, luglio 27, 2008

InFAUSTO destino di rifondazione

PRC: solo la r moscia non era in discussione (unico punto in comune dei programmi di Nichi e Ferrero)

Sono triste. Questa domenica si è consumato un nuovo dramma nazionale. Rifondazione Comunista si è spaccata. Profondamente. Rimane un unico partito. Per il momento. Ma le divisioni politiche sono importanti, sono divisioni di senso. Gli strascichi delle elezioni non sono ancora terminati. E' vero: il PD ha rimescolato le carte, lo scenario è cambiato. Diamo a Cesare quel che è di Cesare. I cambiamenti sono epocali (epocali per l'Italia). Ovviamente un cambiamento non determina necessariamente una condizione di miglioramento. Rimescolare le carte è da intendere come per la tombola: si agita il sacchetto con i numeri e poi... quello che esce esce...

Be' io non sono un rifondarolo. Sono un riformista (radicale). E penso anche che Rifondazione Comunista in più di un'occasione si sia dimostrato un partito... ecco... direi conservatore. In più di un'occasione Rifondazione Comunista non ha fatto il bene del Paese. Secondo il mio punto di vista.

Tuttavia, Rifondazione, è stato un baluardo di buoni ideali e di buone persone. Rifondazione Comunista ha costantemente vegliato sui diritti dei cittadini e dei lavoratori. Ha fatto un grosso sforzo per applicare i propri modelli di lettura al mondo in movimento di questi anni. Rifondazione Comunista, a partire dai circoli di base, ha sempre cercato di fare buona politica. Le eccezioni ci sono sempre, certo. Ma sotto il profilo sociologico e culturale penso di poter affermare che i militanti di Rifondazione Comunista siano un patrimonio inestimabile per la sinistra e per il Paese. Per tutto il Paese.

Ma non è di sentimentalismi che vorrei parlare. Vorrei parlare della funzione di un partito di sinistra radicale nel Paese. A mio modo di vedere un partito ha senso solo se ha come obiettivo quello di governare. La vocazione all'opposizione è un vizio deviato per un partito. E questo non solo perché, in un sistema di democrazia rappresentativa, la dottrina attribuisce ai programmi che si intendono attuare vincendo alle elezioni l'elemento fondamentale e fondante di un partito politico (sottolineo il "vincendo alle elezioni") . Ma soprattutto perché questo sistema politico non perdona: tutto ciò che si divide o si coagula con altri soggetti o scompare. E mi sa che l'arcobaleno è andato all'aria, quindi qui non si coagulerà niente. Forse si rafforzeranno, ma non si coaguleranno.

Be', se ne sono date di santa ragione e le diferrenze tra gli uni (la maggioranza relativa del partito, i Vendola, i Bertinotti, ecc... insomma: il 47,7%) e gli altri (il segretario, più tutti i contro) sono davvero marcate. Sono preoccupato. Dire no al PD, già da ora, significa scegliere l'opposizione a vita. E significa spingere il PD sempre più verso il centro (stavo scrivendo destra). Questa seconda eventualità non è scritta con il fuoco, ma mi sembra evidente che il PD non mostri sensibilità rispetto all'esigenza di tutelare i nuovi deboli della società (e primi fra tutti i precari). Sono danni collaterali da sopportare senza troppo rumore.

Che dire? Sinistra Democratica finirà nel PD, prima o poi. Chissà che non approdi da sola...
Vi lascio con le parole dell'ex ministro Ferrero, ora segretario del PRC. Be'... sono molto distante da lui, ma sul tipo di opposizione sociale e di ricostruzione di punti di riferimento nel territorio Ferrero non sbaglia. Staremo a vedere. Intanto questo congresso ci consegna i volti degli sconfitti. Quelli dei vincitori non si conoscono. Ce ne sono? Che età hanno? Mah...

Buonanotte.



L'immagine: Knives (Andy Warhol) '82/'83

venerdì, luglio 25, 2008

Cacciatori di TESTE on-line

brevi riflessioni



Ho messo un paio di curriculum su Monster. Parlo di diversi mesi fa. Provarci non costa niente, mi son detto. Effettivamente mi piaceva compilare tutti i moduli ed imbucare virtualmente le mie caratteristiche. Mentre lo facevo mi sembrava di vedere le facce interessate dei responsabili risorse umane che leggendo il mio CV dicevano: "ecco, questo è l'uomo giusto". Ci credevo sul serio. Ovviamente per ora non ne ho necessità, ma continuo a ricevere gli aggiornamenti quotidiani.

E' frustrante... Il 60% sono stage, il 30% contrattri a progetto per attività di bassissimo profilo professionale (per le quali non è necessaria nemmeno la laurea). Le offerte di lavoro più imbarazzanti sono quelle del sud Italia. Verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Certo, si può avere anche culo. Però... sapete com'è... non ci spererei troppo. Il dato, vero, è che chi cerca lavoratori al sud... vuole manichini. E questo perché nella maggiorparte dei casi non servono risorse davvero qualificate. Per il sud la competizione non si vince con la qualità, ma con l'abbassamento dei costi. E le risorse qualificate costano. La ricerca costa. E' più redditizio trovare escamotage per vincere un appalto e sottopagare i lavoratori, che fare in modo di non avere concorrenti capaci di eguagliare il proprio stile, il proprio livello di servizio.

Badate, l'Italia si fonda sulla piccola e media impresa. Certo, la globalizzazione ha introdotto in Italia fior fior di multinazionali e catene commerciali internazionali. Ma di fatto le decisioni strategiche difficilmente si prendono in Italia. E comunque quasi mai al sud. Ci sono una grande quantità di bei lavori che si possono fare giù... però bisogna sapersi adattare: non si può pretendere di fare quello per cui si è studiato o per cui si ha talento. Oppure bisogna avere le amicizie giuste. L'alternativa è partire e andare via. Comunque, per chi comincia ora, uno o due stage non glieli toglie nessuno. Solo fino a 4-5 anni fa non era così. Vebbe', va. Oggi sono proprio stanco, forse domani andrà meglio.

Buonanotte.


giovedì, luglio 24, 2008

Niente PIU' perseguitati

Adesso si lavora anche il sabato

Sì: era convincente la giustificazione di Veltroni. La giustificazione per la quale il PD non ha votato con la maggioranza sul lodo Alfano. Però, non temete, moderati: non sarà sempre così. Potete stare tranquilli, perché in 48 ore il PD è pronto a votare con il PDL per le iniziative fiscali che risolleveranno salari e stipendi. D'altronde il programma elettorale è il medesimo. Quindi, la coerenza ed i toni pacati verranno preservati. Sempre. La posta in gioco è troppo alta: potremmo tornare all'imbarbarimento della politica e questo sarebbe sconveniente. Il PD è fatto da gente per bene.



Un po' mi fa tenerezza. Veltroni. Lui e i suoi insipidi amici. Lui ci crede per davvero. E per davvero stanno tentando di civilizzare la politica del Paese, a partire dal linguaggio. Rinunciando per qualche minuto alle invettive, devo riconoscere, onestamente, che il tema è tutt'altro che secondario. Il linguaggio è importante. Il linguaggio rappresenta, forse, l'arma più sottile (o l'effetto più permeante) di un'egemonia culturale. I simboli, i segni, i codici di comunicazione determinano non solo la forma dei contenuti politici di una società, ma anche gli ambiti di azione, i confini, la profondità, la direzione, l'ambizione di un disegno sociale.

Il linguaggio sempre più composto, decoroso, i toni sempre più pacati, mansueti. Ma d'altro canto anche la possibilità di far percepire un affondo più deciso, un tono più marcato. Berlusconi lo ha capito. In campagna elettorale. Ha rischiato di rimanere imprigionato nelle maglie di un linguaggio che rende più difficile definire un'identità contrapponendola ad un nemico imminente e devastante (i comunisti). La grande porcata - il lodo Alfano - l'ha fatta ora, ché il PD non poteva permettersi un tono più alto, rimangiandosi lo stile scelto. Uno stile di rottura con quello eterogeneo e concitato che, invece, aveva caratterizzato il centrosinistra fino a pochi mesi fa.

Ecco perché il PD teme la piazza. Il PD ha scelto un linguaggio anglosassone, direi statunitense (sto leggendo dei pezzi di discorsi di Barack Obama e non sono ancora riuscito a capire una posizione chiara che ha su una sola questione. Ma questo è un altro discorso e comunque Obama rimane una speranza). Insomma, l'idea di imborghesire la politica, per "civilizzarla" non è priva di fondamento. Soprattutto se non si ha molto altro per diversificarsi. Soprattutto se non ci sono vere e proprie idee forza su cui fare un patto con un popolo che chiede giustizia sociale e possibilità di sognare. Sarebbe molto più difficile. Ma è anche la via maestra.

Se dalla Bolognina ad oggi si fosse costruito un percorso di questo genere (costruzione di idee forza), invece di svendere ogni valore, ogni ideale, sottoponendolo ad una radicale mutazione genetica, probabilmente il PD avrebbe avuto una natura più sana. Forse ci sarebbe stato un centro più popolato (non è che ora sia scomparso), ma sicuramente il blocco progressista (e in esso computo anche pezzi importanti di ex Margherita ed ex DC) sarebbe stato più coeso, più solido e, soprattutto, più riconoscibile. Avrebbe avuto un posizionamento più chiaro ed una capacità di essere alternativa. Al contrario, la maggiore vittoria del PD è stata quella di fagocitare il voto della sinistra radicale. Il voto, ma non certo il consenso. Mah...

Con i voti puoi governare (se vinci). Con il consenso puoi cambiare le cose. Ma il consenso non lo si crea solo con il linguaggio. Veltroni mi fa tenerezza. Quando non si hanno le idee chiare è facile confondere i mezzi con i fini. E poi, caro Walter, mentre voi vi lavate la bocca con il sapone, il linguaggio che la gente capisce e condivide è stato già comprato. In Italia l'egemonia culturale c'è e non è certo democratica.

Buonanotte.


martedì, luglio 22, 2008

Il confine tra guerra e PACE

Viaggio tra luoghi comuni. Радован Караџић è stato preso (dopo il massacro di Srebrenica. A quel tempo... non intervenire significava essere pacifisti?)

Cara Mariella, non mi sono fatto attendere: ecco cosa penso della vicenda Karadžić. Provo sollievo, ma so che nessuno tornerà in vita. Con questo post, probabilmente, mi renderò impopolare. D'altronde è un vizio che mi porto dietro da sempre: dico quello che penso. E non sempre quello che penso incontra il favore dei più. Sarebbe comodo il contrario, ma non è così.

Già un paio di volte si è sfiorato su questo blog il tema dell'esercito europeo. Be', io mi sento pacifista. Anzi, Pacifista (P maiuscola). Sono per la pace e penso che i popoli debbano organizzarsi in ogni modo per costruire la pace e mantenerla. Potrei dire ancora un bel po' di parole vuote, banalità e luoghi comuni, ma mi fermo qui.

Perché così non è mai stato, ahimè: la guerra è sempre stato il più efficace sistema di regolazione dell'equilibri del potere. Facciamoci caso: lo studio della storia nelle scuole è praticamente lo studio delle guerre abbattutesi sul pianeta e delle loro conseguenze. La guerra non è mai cessata: la lotta per il potere (politico/economico) è sempre in essere. Con strumenti diversi, ma è sempre in essere.

Così come la violenza per le strade. Ovviamente... tutti siamo contro la violenza. Ma non per questo siamo necessariamente contro le forze dell'ordine. Non parlo, certo, della polizia della Diaz o di chissà quale altro delinquente in uniforme. Parlo del concetto, dell'ideal tipo. Delle forze dello "stato" (della res publica) che garantiscono l'ordine pubblico (e spesso rischiano la vita per farlo). Possiamo dichiarare quello che vogliamo, ma se ci stanno picchiando, derubando o molestando... vorremmo tutti essere tutelati: vorremmo tutti che un carabiniere voltasse l'angolo ed intervenisse in nostra difesa.

Immaginatevi: voi, soli, per strada. Poche luci, diversi anfratti. Poi dei rumori metallici, dei respiri. Due, tre, quattro malviventi. Armati... Pensateci... Mentre andate a prendere l'auto, o mentre raggiungete la metro, il bus. O mentre tornate a casa. Pensateci. Io sono contro la violenza. Voi pure, vero?

Be', i caschi blu dell'ONU sarebbero una specie di forze di polizia. Ma senza poteri e senza mezzi (chi andrebbe a contenere delle tifoserie imbestialite allo stadio, senza scudi e senza manganelli?). Quanto cazzo mi fa schifo scrivere queste cose. Però è così. E' così. Non vorremmo, ma accade. Accade che la gente ruba, molesta, picchia, violenta. Accade che lo stadio da tempio sportivo diventa tomba. Lo sapete che Pasolini durante il '68 difendeva la figura del poliziotto? Il figlio del proletario che si mette la divisa per vivere, sì: quello. Fa più figo dire dei poliziotti che sono tutti e solo "servi dei padroni". Ma di figo io ho solo le linee che si intrecciano nel palmo della mano sinistra (chissà che significano).

Io sono contro la violenza e sono contro la guerra. Io sono per la pace. E questo lo dico dal profondo del cuore. Ma non posso dire di essere d'accordo con la filosofia del "senza se e senza ma". Non ne sono capace. Non sono capace di pensare che sia giusta la posizione di chi in quegli anni odiosi di guerra fratricida in Jugoslavia era contro l'intervento militare internazionale. Non sono d'accordo. Non ero d'accordo. Erano giorni tristi. Di profonda angoscia. Ma l'ONU era inerme (infatti poi intervenne la NATO). Intervenne tardi perché prima bisognava saziare la fame di morti, per giustificare l'intervento militare. La morte era a poche centinaia di chilometri da noi. Da casa mia in Puglia. Magari eravamo a mare a tuffarci, mentre a pochi passi si consumava un genocidio (più di uno ad essere precisi). Furono anni odiosi.

Sia chiara una cosa, per evitare equivoci: la politica e la mediazione sono la strada maestra. Ogni proiettile sparato è la sconfitta dell'intelletto umano e la vittoria della sua brutalità, della sua bestialità. La politica agisce prima, non al momento della crisi. Le crisi vanno previste e neutralizzate. Per farlo serve la Pace. E serve cedere sovranità ad organismi internazionali. Ma una norma o una trattativa non bastano se una crisi esplode.

Ancora una volta ci troviamo di fronte allo scontro ideologico tra regola e azione, diritto e forza, legale e legittimo. Kelsen e Schmitt. Io il nodo non l'ho sciolto. Io so solo che accettare uno slogan (anche se nobile e coinvolgente) tout court per sentirsi con la coscienza a posto non basta. Non basta perché serve la politica. Consapevole, matura. Occorre pensare ed assumersi delle responsabilità. Il mondo non è o bianco o nero. Non basta una regola fissa: senza se e senza ma. Non basta a chi non vuole avere sulla coscienza altre Srebrenica. I crimini contro l'umanità di Milošević, Karadžić, Mladić & C. potevano essere fermati prima. Esattamente come sono stati fermati dopo.

Vorrei dire una cosa prima di chiudere questo post: i miei pensieri, scritti a quest'ora, potrebbero sembrare assordanti, non allineati a quanto ci si aspetta. Be'... può darsi. Il mio obiettivo era di provocare. Per farlo non ho scritto cose che non penso, certo. Ma rimangono cose da contestualizzare. Se mai ce ne fosse bisogno, lo ripeto: la guerra, l'uomo, deve essere in grado di disinnescarla. Prima. Con l'impegno e la politica. Ma quando la violenza brutale da malattia latente, diventa esercizio sistematico, qualunque essere umano sul pianeta è chiamato a farsene carico come se le violenze fossero perpetrate ai suoi danni o ai danni dei suoi famigliari.

Buonanotte.

lunedì, luglio 21, 2008

CORONA non perdona

dov'è il cesso?




Io sinceramente non ho parole. Oggi volevo scrivere del ministro Bossi e delle sue dolci parole per gli insegnanti meridionali ("troppi"), costretti a trasferirsi al nord per insegnare ai suoi figli (lo sapete, no, che suo figlio è stato bocciato nuovamente agli esami di maturità?). Però...

Però mentre cenavo, facevo zapping e sono inciampato in... "Lucignolo". L'ho visto 5 minuti. E mi sono bastati. Parlava Fabrizio Corona. La mia cena - modestamente preparata con le mie mani - mi è rimasta sullo stomaco. Però... ho capito una cosa: la più grossa faccia di culo d'Italia - no, bugia: non è la più grossa - è quella di Fabrizio Corona. Davvero, sono esterrefatto: questa gente non ha pudore. Sono svergognati. Ovviamente... parlarne qui - almeno spero - è inutile.

Quello su cui vorrei spendere due parole, invece, è quello che la TV è diventata e, inoltre, quello che la TV significa per il Paese (chi è l'anonimo che ha parlato di Popper? Be' sono d'accordo con te).



Questa merda fa audience. Questi personaggi vengono contrabbandati per "osservatori", opinionisti, giornalisti, onesti lavoratori, ecc... E c'è poco da aggiungere: fanno davvero audience. Come le veline, le letterine, gli sfidanti, gli amici, gli spasimanti, i tronisti, i trimoni. Fanno girare un sacco di soldi. Perché la gente ne è innamorata, ipnotizzata, stregata.

Gli innamorati, ipnotizzati, stregati... poi votano. E' vero: People have the power. E' vero perché anche per la TV a comandare è chi sceglie cosa vedere. Così come la gente ha il potere di scegliere cosa leggere. Se le riviste scandalistiche, i giornali in rosa, o chissà quale altra porcata. Così come i prodotti che acquistiamo e consumiamo. Li scegliamo noi, alla fine. Scegliamo noi l'esperienza che vogliamo vivere.

Sì, sì... la pubblicità, il consumismo, ecc... ma fondamentalmente non c'è marketing o strategia politica che tenga al potere delle persone. Alla nostra capacità di scegliere. Persone, non consumatori. Una persona non è semplicemente il primo anello della catena alimentare. Una persona pensa. Ha una testa per fare delle scelte e smisurati modi per comunicarne il senso.

Dopo aver visto questo video, per esempio, potreste comunicare il vostro disgusto (se ne provate) a qualche vostro amico o conoscente, che nella vita fa lo stregato. Nel frattempo Corona usa i suoi megafoni per amplificare la sua voce e riprodurre la decadenza di una società che mistifica a tal punto le cose da rendere plausibile il suo starnazzo di ribellione ("mi sento ostaggio dello stato"... ma chi cazzo ti ha mai cagato?).


Auguri al GRILLO

ne ha 60, ma non lo dimostra

Beppe Grillo è un grande. E' un grande nella misura in cui ci si ricorda che di mestiere fa satira. Fa satira ed ha coraggio. Ne ha sempre avuto di coraggio. E per questo ne ha pagato le conseguenze. Come sapete Beppe Grillo per lunghi anni è scomparso da tutti i palinsesti televisivi d'Italia. C'è qualcuno a cui non andava proprio giù il suo modo di far ridere. Per carità... di essere pesante era pesante...



Insomma, Beppe Grillo fu fatto fuori. La storia, poi, ha fatto fuori i socialisti.

Oggi il Grillo che conosciamo è diverso. Ha fatto un salto di qualità e si è lanciato in una lotta al sistema. Credo che sia mosso da un sentimento sincero, ancorché favorevole ad un suo legittimo business legato al suo blog ed alle sue iniziative. Beppe Grillo non fa più solo satira. Fa altre cose. Alcune di queste le fa bene. Altre, credo, molto meno. E quando va "fuori dal seminato" non fa un servizio utile. Nemmeno rispetto agli obiettivi nobili che egli ha.

Personalmente penso che tutte le critiche di Grillo, le iniziative che promuove e i documenti che grazie a lui rimbalzano sugli schermi di decine e decine di migliaia di cittadini siano ossigeno per la democrazia. L'importante è che chi legge, assiste, partecipa abbia senso critico. Sempre. L'importante è non passare da una censura mediatica ad una propaganda acritica di segno opposto. L'importante è non cercare nuovi miti per esorcizzare la politica odiosa di questi ultimi anni. Molte proposte di Beppe Grillo sono pretestuose, populiste e decisamente confuse. Nonostante l'apparente chiarezza con cui vengono esposte.

Ma le mie perplessità, sinceramente, non sono legate a Beppe Grillo ed alle sue iniziative. Le mie perplessità sono più che altro rispetto al vuoto della politica - che viene colmato da surrogati più o meno pertinenti - ed allo spirito caprone che contraddistingue gli italiani, persino quelli incazzato, tendenzialmente progressisti e, talvolta, anche informati, grosso modo, sulle cose che succedono. Insomma, molte delle cose che vengono gridate dal popolo del V-day, vengono dallo stomaco, ma spesso, senza passare dalla testa.

Ma non potrebbe essere altrimenti in un Paese dove mancano punti di riferimento culturali, prima che politici, capaci di far convergere le istanze dei più, nonché di emanciparne la visione. Le energie positive della società si sentono estranee a qualsiasi progetto collettivo. La casta dirigente non rappresenta più un cazzo se non l'interesse "particulare" di chi o cosa le consente di sopravvivere e rimanere a galla. La lotta politica, oggi, è solo scontro elettorale. Nulla di più. E' naturale che Beppe Grillo spopoli, tanto da far scoppiare un nuovo credo religioso.

Gli italiani hanno la memoria corta ed il cuore batte intensamente. Grillo, da uomo di spettacolo, sa come suscitare emozioni. Dicendo, peraltro, cose vere. Ma la risposta alle sue critiche, alle sue provocazioni non deve venire da un indistinto marasma di voci in attesa di simboli per cui sacrificarsi. Le risposte alle sue istanze dovrebbero venire dalla politica. L'assioma di Grillo è che questo non possa accadere: ormai la politica è troppo compromessa.

Bene... io sono preoccupato per questo. Sono preoccupato perché non ho ancora ben capito se Beppe Grillo ha ragione o meno. Nel frattempo mi chiedo, come reagiranno i partiti (e per partiti intendo i militanti, la base). Facciamo una crociata contro Beppe Grillo o cerchiamo di interloquire con quella piazza? In attesa di risposte vi giro la dichiarazione di guerra di Grillo ai media. Ma poi... vi invito anche ad ascoltare "Voglia di gridare" di Daniele Silvestri. Buonanotte.


giovedì, luglio 17, 2008

La GUERRA che non si vede

ma che qualcuno combatte



A 16 anni bisogna studiare, stare con gli amici, avere la ragazza, capire che si vuole fare nella vita. Bisogna sognare. A 16 anni bisogna rendere il mondo più bello di quello che è. Ma basta farsi un giro per i bassifondi di una qualsiasi metropoli del pianeta per capire che le cose non vanno esattamente così. Non sarebbe facile fare una classifica degli orrori peggiori che possano succedere ad un essere umano. Sicuramente, però, a 16 anni, dopo che probabilmente si è già conosciuta la morte e l'assassinio, non avere la libertà è disumano.

Sinceramente i primi istanti del video non mi sono troppo scosso. Poi ho capito perché: perché i media ci hanno educato a vivere con distacco e morbosità le vicende mediate da uno schermo. Lo schermo protegge, perché allontana. Ti dà l'impressione di poter toccare le cose, che prima non si potevano nemmeno vedere, ma al tempo stesso le plastifica. La verità è che nel vedere il video aspettavo lo scoop, che i TG costruiscono, che il cinema riproduce. Non mi ero accorto che quel ragazzo, a 16 anni, fosse davvero rinchiuso da non so quanto tempo dentro una prigione, senza un processo, senza poter vedere i propri cari, senza alcun diritto. Quel ragazzo non è più un uomo.

Il pianeta è in guerra. Non so esattamente chi ne beneficerà alla fine, ma so per certo che le possenti industrie belliche non avranno crisi. La lobby della guerra in USA è tra le più influenti, forse (come io credo) la più potente. C'è chi si arricchisce lucrando sulla salute dei cittadini e chi lo fa redigendo business plane sullo sviluppo della morte. Spesso lo fa, coperto dalla retorica democratica e con della squallida ideologia patriottistica. O con retorica religiosa e fanatismo razziale. I terroristi fanno proselitismo tra il popolo. Il terrorismo manda a morire il popolo. Manda a morire ragazzi di 16 anni. I paesi occidentali mandano a morire ragazzi di 20 anni. Il potere ha sempre carne da macello da sacrificare. Ed il potere - di una parte e dell'altra - sa cosa far sapere al proprio popolo e cosa no.

Ancora una volta mi rendo conto delle stridenti contraddizioni tra la struttura del potere costituito e la periferia (economica, geografica, sociale, culturale, politica) del mondo. Ancora una volta auspico delle regole e delle istituzioni internazionali democratiche (ONU) e delle organizzazioni politiche determinate verso obiettivi progressisti (l'Europa) capaci di far prevalere le ragioni dell'incontro e dello scambio a quelle delle armi e del soppruso. L'ONU come campo di gioco trasparente, pulito e l'Europa come giocatore maturo, avanzato. Hans Kelsen e Carl Schmitt a braccetto, insomma. Be'... forse sì: è un'utopia. Buonanotte.


martedì, luglio 15, 2008

FERIE alle porte

ma non per me :P



Penso che quest'estate non sarà semplicissimo continuare con questo blog. Tra ferie, vacanze, concerti e spensieratezza. Io ci provo. Intanto perché mi piace scrivere - e non lo facevo da tanto tempo - e poi perché scrivere mi aiuta a riflettere. Scrivo su un blog perché vorrei parlare con altra gente, superando i limiti dello spazio. La globalizzazione è anche questo, quindi penso sia utile sfruttarne gli aspetti positivi. Per questo mi fa piacere pubblicare commenti, considerazioni, pensieri. Mi piace potermi confrontare. Intanto, però, abbiamo superato i mille accessi per un blog sconosciuto; on-line (nella sua nuova versione, dopo 2 anni di silenzio) da meno di un mese.

Virzì non mi fa impazzire, ma alla fine i suoi film li ho visti quasi tutti (me ne mancano 2). Non amo i manicheismi (oggi un mio collega mi faceva riflettere su questo tema). Virzì, invece, usa come linguaggio lo steriotipo. Però a volte le sue semplificazioni arrivano. Arrivano al grande pubblico, quello medio (spesso mediocre) che ride, senza sapere di ridere di sè. Comunque questo passaggio di ferie d'Agosto mi piace molto. Per tre motivi: 1) la Morante è smoderatamente sensuale (anche tutta coperta) (ma, mi rendo conto, l'argomento non è pertinente); 2) perché Orlando rivendica con orgoglio la sua identità culturale, prima che politica; 3) perché Fantastichini è straordinario: è spiazzante la naturalezza con cui riesce a rappresentare l'italiano medio. Tanto da farti immedesimare.

Comunque sia con questo post (e con Keith Jarrett in chiusura. Tokyo '84) saluto due amici che stanno per partire (per pochi giorni) verso una meta sicuramente estranea all'immaginario di "vacanze in crociera" e "un'estate al mare": l'Umbria Jazz. Buona musica, allora :)




PS: Ricordate di votare per il sondaggio ;)

lunedì, luglio 14, 2008

DISONORE e disorientamento

ex PSI ora PD... cose turche

Le cose da dire sarebbero tante. Mi vengono in mente decine di pensieri. Molti luoghi comuni, lo ammetto. Avrei voluto mettere on-line alcuni video su Craxi e sul Craxsismo, ma non sarebbe pertinente (avrò modo di farlo in seguito). Per tanti motivi. Conosco persone socialiste (ex PSI) che sono oneste ed hanno sempre creduto nella propria idea Politica (con la P maiuscola). Abbiamo bisogno di brandizzare anche il male e dire che tutti i socialisti (o tutti i Rom, o tutti gli immigrati, o tutti i napoletani, o tutti quelli del sud, o tutti i gay, o tutti quelli che non hanno capelli bioni ed occhi chiari, ecc...) ci rende più tranquilli: ci illude di poter individuare e circoscrivere il male, potendolo allontanare da noi. Come se non abitasse anche dentro di noi.

Ho sempre pensato che del Turco fosse tra "quelli buoni". Oggi, mentre è difeso dall'apparato (Berlusconi in primis, contro la dittatura della magistratura, bla bla bla. Ma anche da Veltroni che, legittimamente, spera nella sua innocenza), si conferma un angosciante teorema popolare: "sono tutti uguali". I politici, sono tutti uguali.

Chi è al potere (qualsiasi potere)... perde ogni inibizione e pudore. Si verifica una mutazione genetica repentina e irreversibile: l'uomo diventa bestia. Una "metamorfosi". Il fatto che si diventi bestie (dentro solo scarafaggi) approfittando del potere, negli ambiti che colpiscono più violentemente i deboli rende tutto questo ancora più insopportabile. La sanità. Sanità significa bisogno, dolore, sofferenza. Evidentemente anche business. Anche sporchi soldi facili. Non credo che l'Abruzzo sia l'unico caso (Nichy... attento alle vipere in giunta). E non credo sia solo un fatto sporadico di qualche clinica come il Santa Rita di Milano. Daltronde abbiamo avuto anche un ministro della Sanità che poi è andato dentro (de Lorenzo. PLI).

Il bisogno rende fragili, vulnerabili. La vulnerabilità rende docili. Le masse sono rassegnate ai guasti della sanità pubblica. Chi ha dovuto girare per ospedali lo sa bene. Chi entra in un'ospedale pubblico oltre alla paura del male ha un legittimo timore di qualche episodio di malasanità. Ma a lungo andare la rassegnazione potrebbe diventare disperazione (e di quello che la disperazione induce a fare abbiamo già parlato). Questo meschino fenomeno si ripercuote su vasta scala dai livelli più alti, a quelli più infimi.

In quante città si moltiplicano le cosiddette cooperative sociali capeggiate da maneggioni, nullafacenti e faccendieri impegnati quotidianamente a capire come comprare appalti e gestire servizi per i deboli? Come si possono fare gare puntanto sul minimo dei costi? Come si consente a questi balordi di infangare il nome del terzo settore? Come si può accettare che dei semianalfabeti (arridaje) possano gestire personale qualificato sottopagato per i propri fini blasfemi? Chi consente loro di circolare per strada come se fossero cittadini rispettabili? Come fanno le loro donne o i loro uomini a toccarli come fossero esseri umani, pur sapendo come costruiscono le loro fortune sulle disgrazie delle persone? Anziani, malati, portatori di handicap, portatori di dolore sono il loro core business. Redditizio. Molto. Conviene. Conviene.

Anche questi bastardi votano. E fanno votare. Spesso vanno loro in lista. In prima persona. E sono votati. Sono i più "amati" di tutti. Perché gli umili vedono in loro la speranza (o sono sotto ricatto). Ebbene, quando pensiamo "sono tutti uguali" ricordiamo che certe scorciatoie sono comode, ma forse non portano da nessuna parte buona.

Perché un uomo diventa caimano? Perché può farlo.

Del Turco - che comunque deve ancora essere processato - è diventato un caimano perché poteva farlo. E resistere al richiamo non è facile, non è da tutti. Morale: mentre inveiamo sulle bestie (caimani, lupi, scarafaggi, ecc...) che opprimono e sfruttano i più sfortunati, i più deboli, i più indifesi ricordiamo che quelle bestie sono state esseri umani. E ricordiamo che il potere gliel'abbiamo dato noi. Ogni volta che facciamo i furbetti, ce ne dobbiamo ricordare. E se lo devono ricordare tutti i raccomandati, di cui prima o poi un parente o una persona cara va a finire in una delle strutture ospedaliere imbottite di raccomandati (dagli inservienti, fino ai top managers).

Questo potere non sarebbe così torbido se non fosse sostenuto da una cultura omertosa e ipocrita che gratifica chi sa dimenticare gli scrupoli e cogliere le opportunità dei malandrini.



domenica, luglio 13, 2008

Ecosistemi URBANI

ovvero: il rapporto tra l'uomo e lo spazio che abita

Posso dirlo, posso dirlo: stamattina (domenica) ho avuto una bella pensata :). Ho preso il lettore mp3 e qualche libro, ho messo tutto nella borsa e sono andato a villa Borghese. Avrò camminato per un'ora. Che bella villa Borghese :) Piena di gente, come al solito. Famiglie, coppie, anziani, gruppi di amici. La prima volta che ci sono stato ho visto solo il Pincio. Poi sono tornato un'altra volta con Lory e ce la siamo fatta in lungo e in largo (quasi).

Stamattina volevo leggere. Ho il difetto di essere incostante (a volte non per mia volontà) nelle attività prive di scadenze (generalmente hobby, ricerche personali e piccoli piaceri come la lettura); quindi quando mi vengono i periodi favorevoli... mi metto di buzzo buono e ci do dentro. In questo periodo ho più libri (più l'ultimo eccezionale numero di micromega) sotto mano (non vi tedio su cosa sto leggendo. Anche perché non so nemmeno se ce la farò a finire entro il 2011). Insomma... dopo questa passeggiata (che dopo la prima mezz'ora mi sembrava un'escursione in pieno stile) tra prati, giardini, alberi e fontane mi sono steso e mi son messo a leggere. E pensavo. Sono stato lì parecchio tempo (tra una pioggia e l'altra, visto che è caduta acqua e sabbia dal cielo di Roma).


Pensavo all'importanza di quello spazio. Pensavo all'importanza di parchi veri dentro le città. Parchi con alberi veri e non solo "da esposizione". Pensavo a quanto fosse necessario potersi straiare su un prato in ogni città del mondo. Anche nella pausa pranzo, magari. Anche per quelle persone anomiche che non escono quasi mai. Tempo fa all'arci facemmo una rassegna cinematografica sugli "ecosistemi urbani". Be', ricordo che la cosa migliore fu l'intenzione. Tranne un paio di pellicole fu una mezza cagata. In ogni caso il tema è sempre attuale: come costruire un rapporto equilibrato tra uomo e spazio. L'ambiente in cui viviamo determina gran parte delle nostre abitudini sociali e influisce in modo determinante sulla nostra salute (e sulla qualità della vita).

Le città, soprattutto le metropoli, non vengono considerate da nessuno "la propria casa". E, soprattutto, ormai siamo convinti che le città che abbiamo siano l'unico modo di esistere sul pianeta terra. Non ci sono alternative all'urbanizzazione violenta, selvaggia, cementizia, frenetica, ipnotica. Non è un problema che ci poniamo, quindi possiamo asserire che il problema, sotto il profilo della percezione sociale, non esiste.

Ecco. Io non sono d'accordo. Ma non so come spiegarmi e soprattutto, come far immaginare un'alternativa possibile (concreta, reale) alle persone con cui parlo. E ancora, forse ancora più importante, non riesco a quantificare cosa ci perdiamo nel non immaginare città diverse. Consiglio a tutti di leggere "Le città invisibili" di Calvino (già fonte di ispirazione per le assonanze cognitive, per i viaggi ideali che intendevo stimolare nel il mio studio sullo sviluppo sostenibile nella mia città. Ovviamente con scarsi risultati). Oggi le strategie delle aziende più avanzate si fondano su analisi puntuali e ricerche minuziose. Non si capisce perché nelle nostre città le amministrazioni non siano in grado di fare nemmeno un'analisi vera (perché di relazioni tecniche ce ne sono quante ne volete) costi-benefici (analisi sociali, s'intende).

Sorvolando sul livello indecoroso e vituperabile di gran parte degli amministratori locali, pongo un problema politico serio: se i cittadini non sono sensibili a determinate proprie esigenze, perché la politica dovrebbe farsene carico? Insomma... a Molfetta, per esempio, la nuova giunta comunale vanta molte autorevoli personalità, espressione di quella sottocultura da film di Pierino, fatta di vicende scolastiche squallide e, talvolta, senza una fine (verificate: hanno tutti finito almeno le superiori, senza essere stati mai bocciati?). Uno di questi Assessori - che nel suo CV può vantare l'aver fatto il buttafuori in una nota discoteca pugliese - oggi è Assessore al Marketing Territoriale (mi piacerebbe discutere del significato del termine... "semianalfabeta"). Be', io penso sia giusto che stia lì a fare l'Assessore: è stato votato dai suoi simili. Persone che non hanno la minima percezione del concetto di interesse collettivo. Lui (che peraltro oggi fa "l'imprenditore") rappresenta i suoi elettori in maniera formidabile.

E così è possibile che a Molfetta ci sia un parco confezionato in periferia e già pronto da tre anni, ma mai aperto. Un parco attrezzato, con percorsi per il footing, giardini, piccolo anfiteatro e servizi, ma chiuso. Non si può entrare. Stop. Chiuso. Come? Chiedete il perchè? Che importa? Tanto un parco non fa fare soldi a nessuno.


Se ci sono di queste storie, pensate abbia senso parlare di come le zone ASI (Area Sviluppo Industriale) possano schiacciare le piccole comunità o di come le piccole città non dovrebbero imitare le metropoli, o di quanto i grandi quartieri delle grandi città scarseggino di parchi attrezzati, o di come le nostre abitudini urbane siano sclerotizzate? Pensate che abbia senso parlare di percentuale di area verde nei piani regolatori delle nostre città? Lo sapete che anche l'asfalto è considerato verde? Verde, praticamente, significa non edificabile. Ma cementabile. Alla gente va bene, alla fine. Quindi per la politica è ok. Possiamo vivere per anni in una città, senza sdraiarci su un prato, senza ricordare cos'è il silenzio. Questo ormai è il nostro habitat e questo vogliamo. Solo lo vogliamo sempre più tecnologico e costoso.

E allora? E allora le strade sono due e sono da percorrere entrambe: da un lato la proposta - studiata, argomentata, strutturata, realizzabile - e dall'altro... be' dall'altro lato bisogna parlare con la gente. Con quella stessa gente che la TV riesce a convincere a comprare ogni cazzata inutile. Volete che non si riesca a convincere la gente che un domani le proprie città potrebbero diventare delle specie di discariche a cielo aperto, dove la sottile differenza tra rifiuti e non rifiuti non sarebbe più così evidente?

Cosa? Napoli? Presto Roma? Molte città del Sud? Come? E' già così? Cazzo: troppo tardi...


Vi lascio, per oggi, con due video, prodotti da Schermaglie.it in occasione della Festa di Roma 2007. Si tratta dell'assemblaggio di spezzoni di diversi film. Il leit motiv è la metropoli. Buona angoscia, siate sereni.





PS: Nella sidebar a destra, c'è un sondaggio. Se vi va, lasciate la vostra risposta: è anonima :)
PS2: Lo so: questa volta è troppo lungo il post...

venerdì, luglio 11, 2008

A dimostrazione DELLe

...mie cazzate
(DELL maiuscolo, dopo aver letto festa dell'Unità alle Terme di Caracalla... era d'obblico).


A questo punto mi tocca argomentare meglio le mie elucubrazioni. Lo faccio ora ché sono brillo (ottima cena a casa di Max e Giò, ottimo Allianico e, se permettete, ottima Sambuca). Purtroppo non posso permettermi spesso questo stato allucinogeno (ovvero, di lucida scioltezza mentale).

Ho più volte ribadito il mio timore che il precario equilibrio sociale si spezzi per lasciare spazi inquietanti a espressioni di dissenso violente e, fondamentalmente, antipolitiche. La più formidabile leva della violenza è la disperazione (assenza di speranza). La speranza è cosa diversa dall'illusione (o da come molti pappagalli ripetono, paventando conoscenze che non hanno, dall'utopia). La speranza è la visione di un futuro concreto, possibile, realizzabile. E' vero: perché una siffatta visione possa prendere corpo nell'opinione pubblica occorre fiducia. Ma la fiducia non si compra. Nè tantomento si può vendere oltre un certo limite. Berlusconi, infatti, ad ogni giro di boa alza il tiro. Vende speranze sempre più alte, chimere rassicuranti che tranquillizzano le masse ignoranti di italiani italiani (almeno una volta il termine italiano è utilizzato in senso dispregiativo: una diminutio).

In ogni caso la fiducia.. beh... la fiducia nelle istituzioni non c'è...




Ma... può essere più notte di mezzanotte? Sì:




Il trend è evidente. Oggi, temo, il giudizio degli italiani potrebbe essere ancora più preoccupante. La composizione sociale del nostro Paese è particolarmente complessa. Non è ovvia nessuna semplificazione in blocchi sociali uniformi e compatti. L'intervento degli analisti è meno scontato di quello che poteva essere trent'anni fa. L'unica cosa certa è che i corpi intermedi (i partiti e le altre organizzazioni che si relazionano con lo stato per il perseguimento di interessi collettivi) hanno da recuperare una credibilità che il popolo non accorda più. Lo devono fare bene e lo devono fare in fretta.

Il PD lo sta facendo? Io credo di no. Io credo che il PD parli solo ad alcuni pezzi di società. Penso che il PD parli in qualche modo al ceto medio moderato, con un livello di istruzione mediamente elevato, ma con un coinvolgimento politico mediamente limitato all'interesse per le trasmissioni politiche televisive. Il PD parla anche ad alcuni intellettuali ed a pezzi di borghesia (non sempre illuminata).

Per il resto del popolo, invece, il PD ha scelto gli enzimi clientelari. Per carità, è una scelta, una strategia. Ma, temo, nel medio periodo, non porterà ad un cazzo. O qualcuno sarà capace, prima o poi, di fare analisi di lungo periodo (non dico secoli, ma almeno un paio di decenni) oppure i Berluscones saranno al potere per un "ventennio", con un graduale aggravamento dell'insufficienza respiratoria e renale del sistema Italia.

Nel frattempo qualcuno continuerà a fare quello che può...
"Fa ciò che devi, accada ciò che può" Gaetano Salvemini


[l'immagine è di proprietà dello straordinario sito www.bastardidentro.it]


Cari amici e - scusate il termine - compagni, non gettiamo il cervello all'ammasso e cerchiamo di fare in modo che i nostri figli possano dare giudizi di fiducia ben più alti di quelli che noi diamo ora. Non pensiamo che la responsabilità sia sempre in una dimensione estranea alle nostre scelte e decisioni. Il nostro giudizio severo e distante - né tanto meno quello degli italiani in cerca di capri espiatori - non basterà. E non basteranno nemmeno le parole di saggezza dei nostri padri, che ci indicheranno la strada del silenzio e delle scorciatoie comode.



"Non si fa quello che si vuole, tuttavia si è responsabili di quello che si è." Jean-Paul Sartre

giovedì, luglio 10, 2008

Mentre si GIOCA

a chi ce l'ha più lungo... (Water V. o Andonio diP.?)

Il governo continua nel suo duplice progetto. Be'... il progetto è uno solo: squilibrare ulteriormente i rapporti di forza tra ceti sociali e produttivi. La realizzazione di questo progetto presuppone, ovviamente, il garantire la propria incolumità (giuridica) ed il proprio benessere.

Ma, come nella più volgare interpretazione di Macchiavelli, il fine giustifica i mezzi, quindi il Governo è deciso a passare sopra qualsiasi ostacolo. Come uno schiacciasassi. La strada più facile per raggiungere l'obiettivo è estirpare gli ostacoli ed i potenziali ostacoli. Anche se questi ostacoli si chiamano istituzioni, regole, diritti.

Per questo il disegno diabolico di Berlusconi è duplice: da un lato c'è il fine (il darwinismo sociale, con le dovute precauzioni di classe), dall'altro c'è il mezzo (la destrutturazione degli impicci: forze sociali da un lato e regole dall'altro). La domanda è... ma se il Governo riesce a schiacciare (come sta accadendo) il potere legislativo e quello giudiziario... cosa succede? Succede che vengono meno i presupposti di uno stato democratico e liberale.

Guardate, qui non si tratta di politiche e visioni economiche differenti. Io ho le mie, certo. In materia di economia, politica interna, politica estera. Ma anche in tema di mercato del lavoro. Diritti, libertà, opportunità, etica, ecc...

Ma qui non stiamo parlando di questo. Noi stiamo assistendo alla demolizione dello stato. Vorrei chiedere a tutti quei giovani di destra che studiano legge... ma non provate un po' di imbarazzo per quello che sta accadendo? Mai si è stati spudorati come in queste settimane. In Italia non abbiamo una squadra di governo. Fatte poche eccezioni abbiamo un team di fedeli. Alfano tiene la bandiera. E' un governo fai da te. Fa da sè. Berlusconi ordina e l'apparato esegue.

Il Paese è in ginocchio e questi pensano a sistemarsi i processi, le intercettazioni, i rompimenti di balle. Ovviamente il messaggio è arrivato chiaro a tutti i livelli del centrodestra e piccoli Berlusconi fai da te nascono in ogni dove (come nella mia città).

Tutto questo è comico, quindi ho deciso di non incazzarmi più. Ho capito che parole incazzate servono solo a fare sangue amaro. Tanto vale... fare finta di niente. E riderci sopra.





Oh... ovviamente io me lo posso permettere. Voi ve lo potete permettere. Ma PD e IdV/girotondi/vaffaboys/ecc... no. Loro non possono. Cazzarola...
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Integrazione mattutina

Voglio precisare una cosa. Su piazza Navona. Penso che il PD abbia sbagliato atteggiamento non perché non abbia partecipato alla manifestazione. Piuttosto rimango perplesso per il fatto che il PD non presidi degli spazi politici enormi, che, ovviamente, vengono occupati da altri. Ascolto con interesse e divertimento gli interventi della satira e degli strilloni populisti. Non li condanno. Ma so bene che la politica è un'altra cosa. Il punto - come per la festa de l'Unità (o dell'Unità) di Roma - è che la domanda politica è VERA. L'offerta è un surrogato. Di questo passo, nonostante il linguaggio "pulito" del PD, ci si rende complici dell'imbarbarimento della società civile. Questa responsabilità, a mio modo di vedere, è ben più grande dell'assenza da piazza Navona.

mercoledì, luglio 09, 2008

La festa DELL'unità

Ovvero... il compleanno di una persona morta



Più che Bella Ciao, i Modena per me sono i 100 passi. Ed è Cisco. I Modena sono stati la mia colonna sonora per tanti momenti della mia vita. Oggi (ormai posso dire ieri, martedì 8) sono tornato a vederli. Alla festa de l'Unità. Anzi... alla festa dell'Unità, come si dice ora.

Ero già stato alle terme di Caracalla (dove si tiene la festa della federazione romana per circa un mese) per vedere gli Offlaga Disco Pax. Arrivai in anticipo. Su internet informavano che ci sarebbe stato un dibattito con la Finocchiaro (premiata per la sconfitta in Sicilia con la nomina a capogruppo del PD). Quando sono arrivato ho chiesto: "scusate, ma i dibattiti?". Mi hanno detto: "oggi non c'è niente". Io ho riferito di aver letto da qualche parte che... "Sì, sì: è cambiato il programma". Allora io "Ah, vabbè :S. Posso avere un programma stampato?" Mi rispondono "Ehm... mi dispiace, ma non sono ancora stati stampati". Girai un po' tra gli stand. Nulla che ricordasse minimamente un'iniziativa di ordine politico. Niente volantini, manifesti. Niente documenti, petizioni, strumenti di informazione e/o partecipazione. Solo quel simbolo dappertutto, anche sugli adesivi. PD.

Non si capisce ancora se PD significhi Preti Democratici o Post Democristiani. Oppure Pezze Dietro. Altrimenti Padre Disperso (MATER CERTA EST, PATER NUMQUAM). Pisolino Democratico. Parla Dai. Para Didietro. Porto Distruzione. Presunzione Diagnosticata. Per Destra. Pia Dannazione. Punto D. Pirla Dappertutto. Peste Demoniaca. Insomma... PD.

Ok. "E' stato un caso", mi son detto.

Sono tornato alla festa per i Modena City Ramblers. Grande fila. Molta emozione tra i giovani che si accalcavano. Si comincia con una versione a me sconosciuta di Bella Ciao. Ovviamente non cantava Cisco. Poi... il concerto inizia con i cento passi. I ragazzi conoscevano i testi. Me ne sono rallegrato. Ho incontrato vecchi e nuovi amici e vecchi compagni oggi iscritti al PD. A Roma. Ho preso una birra (3€, prezzo politicissimo per Roma. Poi ne ho prese altre...), poi ho visto uno stand dei Giovani democratici. Ho chiesto ad un ragazzo che mi ha avvicinato per informarmi dei volantini che avevano prodotto, "ma tu sei un ex margherita?" E lui... NO, NO. Un ex DS? e lui "no: sono nuovo, sono solo PD". La cosa mi ha sorpreso e - lo ammetto - sono stato contento della sua risposta. Perché era una risposta onesta, venuta dal cuore, con spontaneità. Era il primo che non provava vergogna per questa nuova condizione. Lui, dopotutto, non aveva conosciuto altre esperienze di militanza. E non aveva mai vissuto prima una vera Festa de l'Unità.

Questo ragazzo, di cui non conosco nemmeno il nome, è l'unica cosa vera che ho visto alle terme di Caracalla. Tutto il resto era di plastica. Poteva stare in qualsiasi luogo e in qualsiasi contesto. Andava bene uguale. Era vera anche la gente che c'era, per carità. Come erano veri i pugni alzati mentre si ballava. Era vero il sudore. Era vero il cuore di chi ha cercato un'emozione alla festa dell'unità. Con la musica, la politica, la socializzazione. Ma tutto il resto no, tutto il resto era solo finzione, costruzione. Era falsa la musica di un gruppo di silicone (lo ripeto: i Modena senza Cisco sono come il decaffeinato ai distributori automatici o come i cappuccini liofilizzati in aereo). Era falsa la festa "DELL'Unità", imitazione della festa de l'Unità. Era vuoto il messaggio. Solo soldi che girano.

La Domanda era vera, l'offerta un surrogato.

Ci sono ancora spazi e luoghi per un confronto vero? Perché nel PD io non vedo che prese per il culo. Ti possono dare ragione su tutto (anche perché gli argomenti e lo spessore di chi li rappresenta sono sempre meno autorevoli), per poi fare quello che devono fare: niente. Se si vince si governa, se si perde si fa la parte dei moderati seri. Ma fare politica per me è avere un progetto di cambiamento, non è gestire punto e basta. Il progetto di cambiamento del PD non si vede, non c'è. Solo autoreferenzialità. Anche la base sta cambiando. Forse è ora di andare a dormire. Domani si lavora.

Dimenticavo... vorrei che il PD fosse pieno di Peppino Impastato.

martedì, luglio 08, 2008

Che PENA

caro Walter




Sono costretto a pubblicare questo post. Già le vedo le facce dei dirigenti Piddini (come si chiamano?). L'hanno presa come uno sgambetto. Chi partecipa si rende colpevole del reato di lesa maestà. Verso i "riformisti del PD". Io sono davvero sconcertato (ma rimango spesso sconcertato). Prima di continuare a scrivere cazzate, vorrei farvi vedere questo brevissimo video in cui Walter Veltroni fa alcune dichiarazioni in merito all'iniziativa di oggi, martedì 8 luglio. Non è mai stato così alterato durante tutta la campagna elettorale. Mai.



Il punto è che questi sono davvero convinti. Ma la vedete la faccia furibonda di Walter? Che figura miserrima. Sono dei miserabili arroganti. Pensavano davvero di cambiare il Paese con il taglio netto assestato ai danni dei pezzi più attivi del proprio popolo.

Ibridi, eunuchi, smidollati. Moderati miserabili. Ora si sentono rodere, ché c'è qualcuno che continua a fare opposizione vera nel Paese. Hanno tranciato ogni legame con il proprio popolo attivo, con la cittadinanza attiva. Le sedi del PD sono sempre più simili a quelle della DC di vent'anni fa. Walter... vai nel Loft con qualche promessa di Confindustria.

Ma come fanno, mi chiedo, come fanno tutti quei compagni che hanno creduto nel sole dell'avvenire per tutta una vita ad accettare tanta arrogante superficialità? Poverini. Mi fanno pena, non li invidio. La cosa buona di questa iniziativa è che adesso, per fortuna, il PD sarà costretto ad alzare il tiro. Muovete il culo, pappemolli! Il PD è un partito di plastica e continua a perdere credibilità. Pensavo che più sotto di così non si potesse andare. E invece si continua. Giù, giù, giù.

Ma ché si vede che sto incazzato?

domenica, luglio 06, 2008

Maybe they CAN

Maybe...



Ai tempi dei primi movimenti no-global mi sono sempre dichiarato new-global. La cosa era poco chic e talvolta persino imbarazzante, soprattutto durante gli incontri in cui quasi tutti erano convinti di avere la verità in tasca. Be'... io ero meno convinto e meno sicuro. L'unica cosa di cui ero certo è che scegliere la via dell'attacco tout court all'ONU fosse del tutto controproducente, oltre che completamente idiota. Sul G8 il discorso è diverso: istituzione inadeguata, ma non credo che costituisca il fulcro dei problemi internazionali.

Il pianeta, infatti, non è governato da forze democratiche. Odio ripetere cose banali, ma... se le cose stanno così... non ci posso fare niente: il pianeta è governato dai cazzi dei più forti, che riescono a manovrare persone che per rimanere dove stanno ubbidiscono e basta. C'è qualche leva che possa scardinare questo sistema nel breve periodo? Non credo. Per niente. Non sarà una manifestazione e non sarà una piazza. Non saranno 1000 macchine distrutte o 2000 vetrine di banche e negozi frantumati. Non credo in alcun modo che vi sia un grimaldello capace di sovvertire nell'immediato il potere del capitale.

Negare la globalizzazione dei mercati e delle comunicazioni è solo deleterio, per non dire deficiente. Penso, però, che il "cambiamento" sia indispensabile. Sono convinto che per minare il sistema di potere che il capitale ha assortito dal dopoguerra ad oggi si debba agire su due piani distinti: uno politico (le forze in gioco) ed uno giuridico (le regole del gioco).

Quello che intendo dire con "le regole del gioco" è che occorre istituire e/o democratizzare organismi internazionali che agiscano alla luce del sole e che possano rappresentare degli interessi diversi. Non nutro più cieca fiducia nella democrazia. Per lo meno non penso che vi sia un automatismo tra sistemi democratici e rappresentazione degli interessi collettivi nella sedi democratiche appositamente istituite. Penso però che quella per la libertà delle persone (liberi di - fare - e liberi da -l bisogno-) sia una lotta dura che si combatte centimetro per centimetro.

Per le forze in gioco, invece, be'... c'è poco da fare: coloro che si misurano quotidianamente nell'arena della politica internazionale, gli interessi e gli ideali che muovono le loro azioni sono determinanti. Gli USA hanno ancora diritto di veto (formale e informale) su tutto ciò che riguarda il pianeta. Tutto. Non è democratico, ma le elezioni degli Stati Uniti hanno da sempre ripercussioni considerevoli a livello mondiale. Oggi più che mai. La guerra è dietro l'angolo e per decidere sulla vita e sulla morte di decine di migliaia di persone (ma l'escalation non è detto che possa essere davvero governata, quindi le cifre possono avere un numero di zeri variabili) non basteranno le preghiere ed i buoni propositi.

Noi possiamo tifare per Obama, ma a farcela devono essere loro. Loro, forse possono. Nonostante le ritrosie dell'elettorato della cornuta Clinton. Spero che tutta la retorica da predicatore del senatore nero serva a smuovere gli animi, a svegliare le coscienze, a catturare l'attenzione di chi si astiene da sempre. Spero che Barak Obama vinca le elezioni nel suo Paese e spero che faccia soffiare un vento nuovo sulle nostre vecchie finestre europee. Non mi illudo. Non mi illudo più per niente. Non mi illudo più.

Ma spero. E spero soprattutto che Obama creda fino in fondo a quello che dice. Lo spero perché ho bisogno di avere ancora fiducia nel genere umano.

venerdì, luglio 04, 2008

NON pensate

sempre a male!




Sinceramente, in fondo in fondo, ho pensato più di una volta che la vita privata dei politici non debba essere di dominio pubblico. Ognuno avrà pur diritto a fare quel che caxxo che gli pare, con chi gli pare, dove gli pare e senza gli occhi di tutt'Italia puntati addosso. Detesto i paparazzi ed i giornali scandalistici.

Però, ragazzi, se di personaggi pubblici parliamo... be'... le cose cambiano. Cambiano perché è troppo comoda la linea dell'ipocrisia (vizi privati e pubbliche virtù). Predicare bene e razzolare male, nel Paese del Vaticano viene facile a più d'uno. Non sto qui a cincischiare sui vari droga party, sex party, ecc... party frequentati da leader politici e parlamentari, in larga misura sedicenti puritani e ferventi frequentatori di cerimonie sacre. Lasciamo stare anche la Ministro Carfagna, che viene turbata, poverina, dal Gay Pride. Lasciamola stare, che ha tutto il Ministero da portare avanti.

Voglio parlare di un'altra cosa: l'attitudine al successo di qualche brava(?) soubrette. Mia madre mi ha sempre insegnato che a tavola tutte le bocche sono sorelle. Alcune persone, però, hanno la bocca sempre vuota e altre sempre piena.

"E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? Il dirimente tra pubblico e privato nella politica nel caso di un capo di governo é molto labile. Credo che l'informazione debba prevalere" (Donadi, Capogruppo IDV).

"Da giorni infatti non si parla che di intercettazioni dai contenuti pruriginosi che riguarderebbero il privato del premier e sulle quali addirittura il Cavaliere, secondo alcuni, sarebbe stato pronto ad una sorta di 'outing' nella puntata serale di Matrix." (ANSA, 3 luglio ore 23:54). Ovviamente poi a Matrix non ha partecipato più.

Vedete... io non vorrei fare allusioni goliardiche (falsissimo: voglio farle, voglio farle), ma mal di merito è anche questo. Mal di merito significa che il potere decide di gratificare alcune persone per autolegittimarsi, per rafforzarsi e, talvolta persino per arbitrio. Non già per scelte, secondo criteri pubblici, chiari, definiti. Be', quell'arbitrio il potere lo può esercitare per autocompiacimento e... (scendiamo gradino dopo gradino verso la prigione del conte Ugolino) persino per una scopata.

Cosa dire allora? Buona selezione a tutte. Tra Reality e Soap, vedrete che anche la vostra bocca avrà qualcosa da mangiare. Che schifo! Finché rimarrete chiuse nel tubo catodico non farete mai male a nessuno (che sia in grado di intendere e di volere). Ma se la carriera comincia a tracimare oltre i limiti dello spettacolo, per approdare al teatrino della politica, consiglio a tutti di abbandonare gli studi di filosofia, diritto, economia, scienza politica, ecc... e di dedicarsi solo a glutei, tette e addominali (questi ultimi gradirei averli anche io). Le labbra, poi, sono fondamentali. Alla fine una soluzione la troverete comunque...




PS: E' inutile (del tutto superfluo) dire che nutro profondo rispetto e ammirazione per tutte le donne vere che hanno fatto e fanno politica, nonché per quelle che in una società maschilista come la nostra fanno carriera per competenza e professionalità. La categoria di donna vera, nella mia visione del mondo, si contrappone a quella di zoccola in carriera. Nella mia visione del mondo, peraltro, la donna vera è almeno 20 volte più femminile della zoccola in carriera.
Nel mio primo intervento in consiglio comunale (correva l'anno 2001) denunciai l'illegittimità della giunta comunale perché, nonostante lo statuto lo prevedesse, non c'erano donne in giunta. Le donne che si laureano sono di più degli uomini e mediamente hanno voti più alti. Non credo alla superiorità di un genere sull'altro, ma ritengo evidente che la società non offra le stesse opportunità a tutti, anche in questo caso.
Se le indiscrezioni sulle nuove intercettazioni del Premier dovessero essere confermate io penso che le prime ad incazzarsi - e tanto - dovrebbero essere le donne.

giovedì, luglio 03, 2008

STAGE: l'angolo giusto

è di 90°




Sì, sì... ridiamoci su. Ché è meglio. Questo video gira sul web già da qualche mese. Io lo vidi a dicembre ed ero stagista. Mi fece ridere un mondo. Anche agli altri a lavoro (per inciso... mi ritengo un fortunato: il mio stage è stato davvero formativo e gli altri in ufficio mi volevano bene. Venivo trattato da persona umana e questo... non accade sempre quando sei uno "steggista". Il rapporto con i "top managers"... è un'altra cosa. Ma questa è un'altra storia).

Ho avuto diversi momenti di difficoltà, da stagista. Ma il punto più basso lo toccai quando in una riunione di "vertice" (a cui ebbi la fortuna di partecipare) qualcuno disse (alla mia presenza): "ma se avete bisogno di UNA stagista... non c'è problema: ve la procuriamo". E lì tutti a ridere e a fare battute sulla figura delLA stagista. Io, attonito, tacevo e accennavo un sorriso che sembrava una paresi. Sì, ho capito: lo stage serve. A me è servito (lo ripeto).

Ma non sono sicuro che dappertutto sia così. A molti miei amici non è andata così bene. Quando mi è capitato di "fare le fotocopie" (poche volte, ma ci sono state) mi sono girate le palle. Tanto. A volte rimanevo solo in ufficio con lo staff delle pulizie (questo molto più spesso). Uno non studia una vita per fare le fotocopie a qualcuno. Come? Qualcuno le deve pur fare? Sì. Allora pagalo: paga una persona, che non s'è fatto il culo sui libri, per fare questo lavoro. La verità è che l'Italia è il Paese dei furbi e lo stagista conviene.

Non sono in grado di fare statistiche e non voglio fare discorsi assolutistici, ma penso che la stragrande maggioranza delle aziende approfitti dei giovani stagisti per avere lavoratori qualificati a basso costo. A volte per un anno con 250 o 300€ al mese. A volte anche gratis. E non parliamo di tutti i "praticanti" presso gli studi professionali (dovrebbero fare mezza giornata e invece stanno sempre sulle scartoffie o in giro a fare i postini). Dove sta la formazione che si dovrebbe fornire, come oggetto stesso del sinallagma del rapporto di lavoro? La teoria è: lavoro (soft) in cambio di formazione e qualche soldino. La realtà è: lavori, spesso umilianti e monotoni (nonostante li vogliano qualificati), in cambio di umiliazioni e sacrifici.

Ma questo è il mondo della modernità e finché le aziende vorranno applicare "il loro diritto" a sfruttare ogni leva contro la forza lavoro per "creare valore" (nelle business school - ma anche nelle università - fare soldi si dice "creare valore") non potremo farci niente. E allora, cari giovani, a 90°. Con una speranza: Adda passà a nuttate.

mercoledì, luglio 02, 2008

I AM calabrese

Ma anche europeo.




Al di là del dubbio gusto estetico del video, il messaggio è forte, chiaro e... viene fuori tutto. Senza niente aggiungere e senza niente togliere alla realtà. Quante storie conoscete così? E non solo in Calabria, ovviamente. Tanti frammenti di un presente che schiaccia. Magari i quattro frequentatori di questo blog ce l'avranno fatta e penseranno che siano tutte esagerazioni. In questo caso mi illuminino, ché io non ci vedo bene.

Frammenti di presente, dicevo. E frammenti non a caso. Ma adesso ci arrivo...

Domenica sera, passeggiando sul Lungotevere, sotto Castel Sant'Angelo, parlavo con Max. Eravamo preoccupati per l'aria che si respira e per la sensazione che provavamo: la sensazione che qualcosa stesse per accadere. Un'escalation di violenza, forse anche di sangue. Spero di sbagliarmi, ma... ci siamo, sta per accadere. Forse un paio d'anni, forse anche meno. Questa ondata di violenza, io credo, non proverrà da sinistra: la sinistra non esiste più.

La violenza proverrà dal popolo ed il popolo sarà sempre più di destra. Di destra e violento. Un popolo tormentato dalle ristrettezze e dalle difficoltà, seviziato dall'insolenza del potere (voto di scambio, favorini, regalini, promessine, ecc...), tentato dall'ira, che, per definizione, non fa ragionare. Non si potrà ragionare più, non ci saranno tante alternative per ragionare. Solo folle incazzate che non avranno niente in comune, se non il disagio. Vero, duro, inconciliabile con la vita "normale". E' fin troppo facile fare riferimento ai fatti di Napoli (monnezza e rom) e alla rabbia diffusa contro gli extracomunitari.

Quindi non mi soffermo su questo, ma desidero sottolineare due altri aspetti: tutti siamo frammenti e la sinistra non sa più come stare al mondo. Le due cose sono intimamente collegate. Non esiste più un blocco sociale di riferimento. Il mondo del lavoro è così frammentato e frammentario che ciascuno è sempre più solo d'avanti al suo contratto (se ce l'ha). A guidare la vita delle persone sono i modelli culturali neoliberisti, promossi da tv e intelligenti pubblicità, non più i grandi fari. Non c'è più un sindacato capace di parlare a tutti i lavoratori, non ci sono veri partiti a cui fare riferimento. Niente ideologie, niente grandi ideali. Solo sofferenze, difficoltà e tanta demagogia.

Spero di non deludere nessuno, ma non sono comunista (non in questa epoca) e credo che l'economia di mercato sia l'unico modello economico possibile nel medio periodo. Ma ritengo idiota non guardare in faccia la realtà: il tessuto sociale si sta sgretolando e non è solo una questione di mercato del lavoro. Ogni cittadino è sempre più solo. E da solo deve darsi pane. Il che non sarebbe così negativo, se diritti, tutele e ricchezze fossero distribuite in maniera equa. Non sono per una società piatta, ma sono per una società che dia a tutti le opportunità che merita e che non ostacoli lo sviluppo dignitoso delle persone. Per questo, nonostante le ideologie pseudomoderniste della sinistra pieddina, il lavoro rimane al centro. Soprattutto per le nuove generazioni.


Ah, quasi dimenticavo. Perché la sinistra non sa stare più al mondo? Perché la sinistra, in ogni epoca (anche futura), ha (e avrà) senso solo se riesce a stare dalla parte delle moltitudini che se lo prendono in culo. Per cambiare il mondo, non solo per governarlo.