Su ON
Dopo due anni di apnea sento l'esigenza di respirare. Non voglio riemergere. Questo no. Voglio solo portare la bocca a pelo d'acqua. Avevo dimenticato di avere un blog. Ho deciso di riprendere a scrivere. E a confrontarmi.
Molte cose sono cambiate per me. Ora vivo a Roma, faccio un lavoro che mi piace, sopravvivo in un habitat molto diverso da quello che ho conosciuto per trent'anni.
Altre cose, invece, non sono cambiate: la disaffezione per la politica (per la cosa pubblica) della “gente comune” è sempre più allarmante; cresce la frustrazione e il senso di impotenza delle persone oneste, malate di speranza. Inoltre abbiamo perso le elezioni nella mia città. Un po' patetico, ma... è quello che vedo. Che palle, ma è quello che sento.
Non ne ho idea di quale reazione sia giusto avere.
L'unica cosa che so è che ho schiacciato ON sul mio megafono libero. E per questo mi sento meglio.
Rispetto a prima ho meno idee e molto più confuse (cazzarola... non ho resistito... La eco dei miti, sebbene un po’ deformino le voci originarie, non si assopiscono facilmente: grazie Faber). Sono più insicuro. Perché consapevolmente più precario e meno sereno. Perché più consapevole.
Stare zitti in Italia gratifica. Annuire sempre, invece, premia. D'altronde chi è d'accordo con un interlocutore crea una linea di empatia con esso. Anzi, di simpatia: se dici sempre di sì, sei simpatico, non ci prendiamo per il culo. Be’… io sono fondamentalmente antipatico. Non che ne sia contento, sia chiaro. Peraltro non credo di esserlo sempre. Almeno lo spero. Per esempio quando bevo divento simpatico (vero Claudio? vero Max?). Però è vero che sono pesante, come dice Lory. Anche se io mi sento leggero. Anzi leggerissimo. Senza responsabilità, come l’italiano medio. E’ questa inquietudine che mi fa da zavorra. Ed i miei movimenti bruschi e scoordinati per divincolarmi da questa zavorra mi fanno stare ancora più sotto (il pelo dell’acqua). Così ho deciso di tacere. Per tanto tempo.
Un giorno, un Natale, eravamo una quarantina nel sotterraneo della indimenticabile campagna di Roberto. Avevamo bevuto tutti (vino rosso e bianco nelle damigiane e altra roba come whisky e forse sambuca), eravamo allegri. Forse felici. Ad un certo punto scese giù dalla rampa di accesso Willy, il bellissimo cane di Roberto. Ormai è molto invecchiato, ma al tempo dei fatti era davvero… espansivo (chiedetelo a Giovanni e alla sua caviglia). Le ragazze – e non solo loro – cominciarono a strillare. In pochi secondi fu panico. Poi ad un certo punto Nuccio prese in mano la situazione e imponente tuonò: “Zitti! Non vi muovete”. Poi spiegò, un po’ meno imperioso: “I cani sentono l’odore dell’adrenalina”. … attimi di silenzio … pochi attimi … Poi tutti cominciarono a ridere a crepapelle (anche Nuccio, che continua tuttora a difendere la sua tesi. Noi gli vogliamo bene, anche se ormai non ci si vede quasi più).
Però adesso faccio click su ON. Ho riacceso il megafono.
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