lunedì, febbraio 09, 2009

Chiu pilu pi tutti

fatti di ordinaria amministrazione...
Minacce, ricatti, abusi, prepotenze, soprusi. Il vanto della mediocrità, il linguaggio del potere nell'era “democratica”. Mentre il treno sfreccia tra orti e campi verdi (ndr stavo tornando a Roma mentre scrivevo), rimbombano nella mia testa le parole dei miei amici che rimangono giù. La loro rabbia. La loro rassegnazione. Aneddoti, episodi, storie sul successo dei vincenti. Sul successo di chi non merita, ma comanda. Di chi non merita e si arricchisce. Il successo di chi vince nella vita per essere stato fedele al padrone. Come un cane. Fedeli al padrone, timorosi della sua ira, del suo potere. Schiavi, ma vincenti. Senza virtù, senza idee. Bavosi omuncoli, con le mani nel vasetto della marmellata.

L'umiliazione della sconfitta sociale, talvolta, si arricchisce di ulteriori spregevoli particolari. Che reazione avrebbe l'uomo onesto e affamato nel vedere il suo simile indegno ostentare il potere e banchettare alla tavola del padrone? Si rassegna. Di fronte al suo simile vilmente vincente l'uomo onesto si deve rassegnare. Il suo simile con la ciotola d'oro e il collare di diamanti.

Non si tratta nemmeno più della legge del più forte. Questa è la legge del più debole: il più povero di spirito, il più squallido, il meno capace fa fortuna attraverso la pratica del crumiraggio e la vile interpretazione del gioco dello scambio. Il voto, il favore, il voto, l'amicizia, il voto, il piacere, il voto, la copertura, il voto, il potere.

Eppure, come Iago, l'uomo con il collare vive dentro ciascuno di noi. E a muovere la rivolta è l'invidia, non la virtù. Che sia rossa o nera la ciotola è il simbolo della nostra società. Cazzarola: sono un riformista, per la nonviolenza, credo nell'economia di mercato (come unico sistema possibile... oggi) eppure, leggendo alcune cose che scrivo, mi si potrebbe scambiare per un anarchico sovversivo. Ne discende il mio stato di cittadinanza politica: apolide. Sono un apolide. Lontano, distante da tutto e da tutti. Non per scelta, ma per condizione naturale. Eppure non mi sembra di dire cose tanto rivoluzionarie (monotone, banali ovvietà, semmai).

E allora, vigliaccamente, mi rifugio lontano dalla mia terra e la lascio violentare, giorno dopo giorno, dai suoi meschini amanti.


domenica, febbraio 01, 2009

Scegliete...

barbone o immigrato?



Questa volta è capitato all'immigrato (che comunque dormiva in stazione, quindi rappresentava pienamente la casta dei paria). Così a Nettuno cinque imbecilli hanno picchiato selvaggiamente un trentacinquenne di colore. Un indiano, questa volta. Senza alcun motivo. Alcun motivo. Almeno finora non se ne conoscono. Le prime indiscrezioni rivelano, però, che i cinque power ranger avrebbero avuto come bersaglio o un immigrato o un barbone.

Insomma... un debole. Forti e violenti con i deboli. Una botta di vita per l'autostima di questi ragazzi biricchini: oh, anche loro hanno diritto a divertirsi. E la violenza diverte. Il cinema ce lo insegna. Anzi, come dice Quentin Tarantino (che adoro), il cinema è violenza. Ma la tragedia di stanotte alla stazione di Nettuno non è stata impressa su una pellicola, non è un film. E' la violenza che si impossessa del nostro quotidiano. Ma che cazzo ne parliamo a fare?

"ERRATA CORRIGE": Gli imbecilli sono tre (e non 5 come abbiamo letto inizialmente sulla stampa online).