Questo risultato fa rabbia. Per tanti motivi. Fa rabbia soprattutto perché giunge al termine di una lunga e faticosissima stagione di iniziativa politica e sociale, che le forze progressiste hanno messo in campo in questi anni. Opposizione nel Paese e nella città. Opposizione dura in Consiglio Comunale. Anche se in questi anni il partito molto spesso è stato impegnato a fare altro.
Ma era un risultato assolutamente prevedibile. A pensarci bene era un risultato già scritto come quello del 4 dicembre (diversamente da quello che io per primo avevo pensato e sperato). Non sono bastati i sacrifici, le discussioni, le idee, i progetti, la nostra comunicazione impeccabile -- nonché le speranze vane in un exploit elettorale del centrosinistra e dei DS -- ad arrestare la furia famelica dei ronzini di razza del centrodestra. Ronzini volgari, ignoranti e talvolta anche stupidi. Cavalli, però, che sanno correre.
Spadavecchia Giacomo 543
la Grasta Giulio 535
Sgherza Giuseppe 434 (sostenuto da palmiotti)
Picaro Piera 430
Minuto Anna Carmela 730
Spadavecchia Enzo 592
Pino Amato 999 voti
Tammacco Saverio 583
FI nel '98 prende 4000 voti -- 6783 nel 2001 -- 6481 (senza Rafanelli e
Palmiotti in lista) alle comunali.
Le politiche sono state il momento della verità.
FI:10.705 voti al senato -- 2440 AN -- 1580 UDc
Nel paese si consumava una delle più tristi pagine della storia della Repubblica con la vittoria di rapina delle forze progressiste, minoritarie nel Paese e maggioranza assai esigua in Parlamento. Il Paese diviso in due tra coglioni e dritti (?!?). Cosa ci faceva pensare che alle comunali il risultato si sarebbe ribaltato? Più volte sono stato ripreso per la mia aria troppo tesa e preoccupata. Ma non sarà stata certo la mia "negatività" ad averci fatto perdere. Almeno credo.
Per capire il risultato delle comunali (ma non solo) non basta più l'aritmetica, né tanto meno un approccio politicista. Ancor meno uno giacobino. Non mi interessano i capri espiatori. Non li cercherò. Pur sapendo che molti errori tattici e strategici sono stati commessi, anche dai DS (di cui non rinnego la linea politica degli ultimi mesi).
Il problema è politico-sociale. E l'analisi non può che soffermarsi su questo. Guardo dentro casa prima di guardare fuori. Il blocco del centrosinistra a Molfetta, come si evince chiaramente dai dati, non subisce mai, da una quindicina d'anni, sostanziali variazioni. Flussi elettorali più o meno occasionali rigenerano -- o impoveriscono -- la nostra capacità di raccogliere consenso, ma non ci sono spostamenti sensibili -- sotto il profilo politico e sociale. La dislocazione del voto sulla cartina di Molfetta la dice lunga. Il nostro elettorato -- e quello dei DS in particolare -- è costituito prevalentemente da ceti abbienti, liberati dal bisogno, culturalmente elevati. Si tratta del ceto medio riflessivo, in parte -- solo in parte -- del proletariato intellettuale, oltre ad uno zoccolo duro di attivisti, militanti ed addetti ai lavori di vario genere.
Partiamo da un dato: la composizione sociale della città di Molfetta non è destinata a mutare nei prossimi anni (almeno non in favore del nostro "elettorato classico"). Non è destinata a mutare, di conseguenza,
nemmeno la propensione al voto dei molfettesi. Su questa strada continueremo a girare a vuoto, a galleggiare forti dei sacrifici di pochi (a proposito, Mino, ancora in bocca al lupo), senza raggiungere MAI risultati reali, che non siano una poltroncina ogni tanto.
I cittadini Molfettesi -- e per cittadini molfettesi, scusate, intendo persone con volti, abiti e modi di comunicare spesso molto differenti dai nostri. Parlo dei volti dei lavoratori o dei disoccupati di ponente; delle persone comuni che non svolgono lavori di concetto, che non sono scolarizzati, che vivono di luoghi comuni e vengono educati dai canali
di Mediaset; di coloro i quali potrebbero fare tranquillamente le comparse in "Comizi d'Amore" o in "Uccellacci Uccellini", che aspettano il pomeriggio per vedere "Uomini e donne", "Amici" e la sera per vedere "la Talpa", "l'isola dei Trimoni" e il "Grande Fratello"; di quelli che non hanno ideali e che non leggono libri e giornali; di quelli che fanno
i camerieri, i commessi, o i muratori. Parlo di quelli che confondono la data su una carta dell'INPS per somme da pagare... -- non ci capiscono, non ci hanno mai capito e non capiranno mai il nostro linguaggio. Non
leggeranno i nostri manifesti, ci considereranno esattamente come gli altri, chiederanno qualcosa in cambio per concederci il consenso.
Per i giovani la situazione è ancora più grave e deprimente. Anche quelli che fanno finta di studiare interpretano al meglio la cultura utilitarista e opportunista del mercato. Do ut des. Non c'è altro se non il proprio interesse immediato. Tutto il resto è complicato, ciò che è complicato, che non è immediato è lontano. Se una cosa è lontana è nemica. Come l'arabo, il povero, il diverso...
Evoglia a scrivere sulle mailing list, sui blog (anche io ne ho uno che forse tra un po' riprendo a curare), sulle chat... evoglia a gridare a chi ce l'ha più lungo... evòòò. Uegniè: Piumino e MUSO SPORCO diventano ASSESSORI e Mr 999 ancora Presidente del Consiglio, mentre in Consiglio le nuove generazioni saranno rappresentate dalla figghie d cur du Bar Stallone (e da Dj Lele Sgerza). Il processo degenerativo della società produce questa classe dirigente e noi... o ci attrezziamo per invertire la tendenza o continueremo a parlarci addosso, da bravi Radical Chic. A volte avvoltoi, a volte picchi, a volte gufi...
Corrado
sabato, giugno 17, 2006
radical chic? no grazie!
lunedì, giugno 12, 2006
Sottoscrivi?
Penso di meritare di più. Amo la mia città, i miei amici, la mia famiglia ed è qui che voglio trovare le risposte alle mie esigenze. Con le mie forze, con la mia testa. Non voglio chiedere piaceri a nessuno, non voglio favori da nessuno. Voglio solo poter essere autonomo, poter scegliere. Voglio opportunità. Senza dover per questo conoscere la “persona giusta”. Quella che sa aprire le porte chiuse. Nel lavoro, nella scuola, all’università, con gli amici. Vorrei che le cose avessero il giusto valore. Non sopporto – non le sopporto davvero più – le promesse elettorali. Non baratto la mia dignità. Se non lavoro, se devo tenere i miei sogni chiusi, sigillati nel cassetto non dipende da me. Se sarò costretto anch’io a partire per farmi un futuro non sarà dipeso da me, non l’avrò chiesto io: ci sarò stato costretto. Se la mia città è spenta, non è colpa mia; se il cemento ci esce anche dalle orecchie non l’ho voluto certo io; se l’estate non c’è niente da fare e nelle città vicine c’è musica fino a notte fonda che volete da me? Non è colpa mia se devo uscire ogni sabato per andare a vedere un concerto o a ballare. Non dipende da me se dopo tredici anni di scuola, più l’eventuale università, devo pregare dietro la porta di qualcuno per trovare lavoro. O, appunto, devo partire. Non voglio l’elemosina di nessuno. Voglio una città bella da vivere. Penso di meritarlo. Per questo domenica e lunedì il mio voto sarà LIBERO.
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domenica, giugno 11, 2006
Berlinguer a 22 anni dalla morte
“Un uomo che ci ha lasciato un’idea alta e forte della politica, ispirata da valori e dimensione etica e sempre al servizio dei cittadini. Un dirigente politico che con coraggio, lucidità e lungimiranza ha saputo rinnovare la cultura politica della sinistra italiana e del suo principale partito, portandolo a riconoscersi nei valori del socialismo europeo e occidentale.
Un leader che in momenti drammatici per la vita della Repubblica ha saputo contribuire in maniera decisiva alla difesa delle istituzioni democratiche e alla salvezza dell’Italia.
A ventidue anni dalla sua scomparsa l’eredità morale politica e umana di Enrico Berlinguer rimane più che mai viva e attuale nella coscienza di milioni di italiane e italiani.”
Con queste parole Enrico Berlinguer è stato ricordato da Piero Fassino che si è recato questa mattina al cimitero di Prima Porta a rendere omaggio alla tomba del Segretario generale del PCI scomparso ventidue anni fa in seguito a un'emorragia cerebrale che lo colpì a Padova durante lo svolgimento di un appassionato comizio in vista delle elezioni europee del 1984. L'ultima frase pronunciata dal leader comunista prima di accusare il malore fu: "Compagni, proseguite il vostro lavoro casa per casa, strada per strada".
Ai suoi funerali partecipò oltre un milione di cittadini che resero palese l'ammirazione e la riconoscenza che una larga parte dell'opinione pubblica italiana aveva nei confronti di un uomo politico che Indro Montanelli aveva definito "introverso e malinconico, di immacolata onestà e sempre alle prese con una coscienza esigente, più turbato che allettato dalla prospettiva del potere e in perfetta buona fede".