Molfetta è una città dall’anima inquieta, posseduta dall’eterna lotta tra creatività e parassitismo. La laboriosità e l’estro dei suoi cittadini sono stati più volte controbilanciati dalla predilezione per le scorciatoie. Si intraprendono molte strade, la maggior parte delle volte con entusiasmo e trasporto, ma difficilmente le si percorrono fino in fondo. Forse è nella natura della città il cercare sempre una mediazione possibile, anche se questa caratteristica ha portato più di una volta ad uno scivolamento verso il baratto della propria bellezza, delle proprie risorse.
Non crediamo che ci siano ancora scorciatoie da percorrere, se non a rischio di compromettere definitivamente la coesione sociale, la capacità produttiva della città e il rapporto tra la sua storia e il territorio. L’illusione di fare sempre buoni affari – o di doverne fare – appare macchiata da un’eccessiva ingenuità. Siamo arrivati al punto focale: occorre ricostruire lo sviluppo. Nel senso di leggerne, interpretarne il divenire e di disegnare scenari meno angusti, guardando ad un orizzonte più ampio, che pacifica il Mediterraneo con la terraferma, la modernità con le vocazioni della Civitas, le risorse con le debolezze. Senza corse disperate verso la crescita a tutti i costi e senza distrarsi, vendendo pezzi di sé in cambio di vacue speranze.
Ricostruire lo sviluppo significa rielaborare ancora una volta l’antica arte della mediazione, ma senza scivolamenti verso il basso. Significa legare i tanti frammenti di storia ed esperienza in un mosaico di senso compiuto, cercare l’equilibrio delle diversità pulsanti del territorio, trovare la sintesi dei conflitti aperti, rispecchiarsi e riconoscersi nell’insieme molteplice di cui ogni percorso è parte. Significa fare sistema.
Mercoledì presento il libro. Voi ci sarete?
Corrado
3 commenti:
Io ci sarò. E' bello constatare come qualcuno abbia il coraggio e la bravura di mettersi in gioco per scripta, oltre che per verba. In bocca al lupo, Corrà.
Certo che editare la propria tesi di laurea in un libro a proprie spese, senza che nessuno te lo abbia chiesto (nè i tuoi docenti, nè qualche casa editrice ecc.) mi sa un poco di megalomane.
IO l'ho letta la tua tesi pardon il tuo "libro", è un'anonima tesi di laurea.
I soldi che hai consumato, te li potevi cazzare in discoteche o birre.
Veramente, caro Anonimo, a chiedermi di pubblicare lo studio è stato il prof. Onofrio Romano, oltre ad alcuni testimoni privilegiati che mi hanno chiesto di continuare (ed aggiornare nel tempo) il ragionamento. Ti informo, peraltro, che la scelta di pubblicare con Imprinting e non, per esempio, con Progedit (che aveva detto di sì, ma con tempi e metodi che non mi convincevano), è stata dettata da valutazioni personali. Altre domande :)?
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